Haworth è un piccolo villaggio del West Yorkshire, tra la brughiera ed i Monti Pennini, che conta poco più di 6000 anime. Un paesino che potrebbe risultare anonimo se non fosse per gli sporadici treni a vapore che passano dalla sua stazione, parte del percorso turistico del Keighley and Worth Valley Railway da Keighley ad Oxenhope.
Se non avete mai sentito nominare nessuna delle tre località, niente paura: la linea ferroviaria è lunga appena 5 miglia ed il suo unico scopo è sempre stato quello di rendere omaggio a chi Haworth l’ha resa celebre a livello mondiale. Una meta di pellegrinaggio quasi.
Perché se Haworth potrà non dirvi nulla, i nomi Emily, Anne e Charlotte faranno suonare più di qualche campanello.
Benvenuti a casa delle sorelle Brontë!
La breve (triste) storia della famiglia Brontë
Il capostipite della famiglia Brontë è Patrick, un pastore protestante irlandese (nato Prunty o Brunty) che proprio per prendere le distanze dalle sue origini modifica il proprio cognome, facendolo suonare più aristocratico, meno Irish. Sono varie le teorie sul perché di una scelta tanto particolare, e quella che trova più consensi è legata alla grande ammirazione di Patrick per l’ammiraglio Horatio Nelson, che tra i suoi titoli aveva quello di Duca di Bronte, appunto; la dieresi sulla “e” viene aggiunta per far sì che la parola non venga pronunciata all’inglese, ovvero con la vocale di fatto muta.
Patrick studia a Cambridge e nel 1812 incontra e sposa Maria Branwell, con la quale ha 6 figli. Nel 1820, da Thornton si trasferiscono a Haworth, dove però Maria muore l’anno seguente a causa di un cancro alle ovaie. Ad aiutare il pastore arriva la cognata, Elizabeth Branwell, che diventa una figura fondamentale nella vita dei bambini. Le disgrazie sono però sempre dietro l’angolo: nel 1825 sono le due figlie più grandi, Maria ed Elizabeth, a morire di tubercolosi. L’unico maschio dei sei, Branwell, pittore e scrittore, nonché colui che ha dipinto l’iconico ritratto di Anne, Emily e Charlotte, è un’anima irrequieta che diventa dipendente da alcol e laudano, tanto da spegnersi a solo 31 anni.
Tra sorelle e fratelli, è Charlotte colei che vive più a lungo, se così si può dire, visto che ha quasi 39 anni quando le complicazioni della gravidanza se la portano via; Emily ed Anne, rispettivamente a 30 e 29 anni, muoiono anch’esse di tubercolosi.
È proprio Patrick, il capofamiglia, che riesce a sopravvivere a tutte le tragiche perdite, dicendo addio ad Haworth e alla sua vita terrena solo nel 1861, all’età di 84 anni.
Currer, Ellis ed Acton Bell
L’interesse e la passione per la scrittura e per varie forme d’arte si manifesta nei bambini già dalla tenera età, specialmente nelle tre sorelle più giovani e nel fratello. Il primo reale scatto creativo avviene intorno al 1826 (Charlotte ha10 anni, Emily ed Anne 1 e 3 anni in meno), grazie a dei soldatini di legno che Patrick regala a Branwell, e che diventano i soggetti intorno a quali ruotano mondi immaginari che vanno via via sviluppandosi.
L’ambiente familiare si rivela un continuo stimolo, grazie sia a discussioni con il padre e la zia, che a letture di libri e giornali, che gli permettono di entrare in contatto con terre lontane ed affascinanti. E così, mentre Branwell scrive e spedisce alcune sue illustrazioni alla Royal Academy of Art di Londra, Charlotte invia delle poesie a Robert Southey, uno dei maggiori rappresentanti del romanticismo insieme a Wordsworth e Coleridge. Scontata la risposta: la letteratura, ed in particolar modo la poesia, è roba da uomini.
Ciò non la scoraggia, anzi. Pochi anni dopo, sbirciando tra le cose di Emily, trova dei poemi da lei scritti e ne rimane così affascinata da convincere sia lei (con fatica) che Anne a creare una raccolta da pubblicare. L’opera, semplicemente Poems, vede la luce grazie ad una piccola casa editrice londinese, Aylott & Jones, e grazie agli pseudonimi, rigorosamente maschili, scelti dalle sorelle: Currer (Charlotte), Ellis (Emily), and Acton (Anne) Bell. Il risultato? 3 copie vendute.
Nemmeno il successo a metà riesce ad abbatterle, ed anzi le sorelle passano le loro serate nella sala da pranzo a discutere sui loro prossimi scritti. Niente più raccolte poetiche però. E non è forse un caso che i loro tre romanzi simbolo, Jane Eyre, Cime Tempestose (Wuthering Heights) ed Agnes Grey, vengano pubblicati quasi in contemporanea, tutti nel 1947.
Non dopo essere stati respinti almeno una decina di volte da vari editori.
E sempre sotto peeudonimo maschile.
Ma il 1847 diventa, davvero, l’anno della svolta: basta finti nomi, basta nascondersi; è l’ora del successo. Almeno per Charlotte, che riuscirà anche a sposarsi, a differenza delle sorelle.
Brontë Parsonage Museum
L’ambiente nel quale vivono e scrivono le sorelle Brontë rappresenta una situazione unica perché sono, di fatto, un gruppo letterario isolato e separato dal resto del mondo.
Alla morte di Charlotte, ad abitare la canonica rimangono il padre ed il marito, Arthur Bell Nicholls; le scrittrici sono ormai conosciute e amate non solo in Inghilterra, ma anche oltre oceano. Questa fama aumenta a dismisura dal 1857, al momento della pubblicazione della biografia ufficiale di Charlotte, voluta da Patrick ma che lo stesso Patrick criticherà aspramente. Proprio la controversia fa sì che il parsonage diventi un luogo di pellegrinaggio degli ammiratori delle sorelle, curiosi di conoscere l’unico Brontë ancora in vita. Si parla di folla, di migliaia di persone che, da varie parti del globo, accorrono nella piccola Haworth. E che continuano ad accorrere, a distanza di quasi 2 secoli.
Come scrive Virginia Woolf dopo la sua visita nel 1904,
Haworth expresses the Brontës; the Brontës express Haworth;
they fit like a snail to its shell.
A partire dal 1926, grazie all’ente di beneficenza Brontë Society, la canonica è stata trasformata in un museo, che raccoglie non solo l’arredo originale appartenuto alla famiglia, ma anche lettere, cimeli, effetti personali ed ovviamente bozze, scritti e disegni.
Il Brontë Parsonage Museum è una gioia per gli occhi e per il cuore, anche per coloro che non sono amanti delle opere delle tre sorelle. Gli interni sono stati mantenuti proprio come se non fosse passato un giorno dalle loro morti, e particolarmente d’effetto è la sala da pranzo, la prima stanza sulla sinistra non appena varcata la porta d’ingresso, dove Anne, Emily e Charlotte passavano gran parte del loro tempo a confrontarsi e scrivere. La targhetta sapientemente piazzata nella stanza attira tanto quanto gli oggetti stessi: “i romanzi famosi a livello mondiale, Jane Eyre, Wuthering Heights ed Agnes Grey furono scritti in questa stanza”, “si pensa che Emily sia morta sul divano di questa stanza”.
La piccola rampa di scale è arricchita con il ritratto di Branwell nel quale in realtà appariva anche lui, per poi decidere in un secondo momento di autocancellarsi. Il piano superiore è riservato alle camere, con una ricostruzione fedele del caos e del delirio che regnava in quella del maschio di casa, e della bella esposizione di oggetti appartenuti a Charlotte, incluso un abito.
La stanza di Branwell conduce ad un’altra ala, dove viene ripercorsa tutta la storia della famiglia, con un’attenzione particolare alle varie fasi della vita e degli scritti delle sorelle. C’è tanto, tantissimo, da leggere, da sognare, da capire. L’esposizione si chiude al piano inferiore, con un’esposizione di alcuni effetti personali dei membri della famiglia; sono rimasta particolarmente colpita da uno dei flaconcini di laudano di Branwell, o da un fazzoletto macchiato di sangue che si pensa avesse stretto tra le mani Emily nel momento della sua morte.
Lo ammetto, personalmente mi sono sentita quasi in imbarazzo di fronte all’enormità di quanto avevo davanti agli occhi, alla fortuna di potermi trovare lì ed ammirare l’incredibile omaggio che la Brontë Society e tutti i suoi membri hanno fatto alle scrittrici. Chi, come me, ama la letteratura, dovrebbe inserire il Brontë Parsonage Museum tra i luoghi da visitare almeno una volta nella vita.
Dulcis in fundo, nel ricchissimo shop è possibile acquistare delle versioni esclusive di uno o più opere delle sorelle, con tanto di timbro apposto (su richiesta) che certifica che il libro è stato acquistato proprio lì. Secondo voi potevo resistere? Ho una splendida copia di Jane Eyre che custodirò gelosamente da qui all’eternità.
La Chiesa di San Michele e tutti gli Angeli e la tomba della famiglia Brontë
L’omaggio alle sorelle Brontë non può essere completo senza una visita alla St Michael and All Angels’ Church, la chiesa presso la quale Patrick ha prestato servizio come reverendo per oltre 40 anni. L’edificio sacro è diviso dalla canonica da un piccolo giardino e da una parte di cimitero, anche se non è all’esterno che i membri della famiglia sono stati sepolti.
È infatti all’interno che si trova la cappella con la tomba dove riposano tutti i Brontë ad eccezione di Anne, che si trovava a Scarborough, nel North Yorkshire, al momento della sua morte, e che lì è rimasta.
Haworth oltre le Brontë
Inutile dire che la ragione principale per visitare il villaggio di Haworth è il Parsonage Museum.
Se si è amanti di treni d’epoca, e di tratti ferroviari storici, può essere interessante salire sul mezzo a vapore o semplicemente osservarlo dalla piccola stazione mentre arriva o parte; attività questa che sarebbe dovuta rientrare nei nostri programmi, se non avesse cominciato a piovere come Dio comanda.
La stazione è abbastanza distante dal museo, visto che una è a valle e l’altro sulla sommità della collina. La strada pedonale principale, Main Street, è molto suggestiva e pittoresca grazie ai suoi edifici ed ai suoi negozietti, che sicuramente si esprimono al meglio in una bella giornata di sole. La passeggiata è comunque piacevole, per quanto breve. Inoltre, il parcheggio del museo si trova a poche decine di metri, quindi non c’è nemmeno da tribolare per spostare l’auto.
Haworth? Promosso per mille e più ragioni.
Visitare il Brontë Parsonage Museum: orari e costi
Vorrei chiudere dando qualche informazione per organizzare la visita al museo.
Come avrete capito, Haworth rimane piuttosto isolato ed il modo migliore per raggiungerlo è sicuramente in auto. Ci sono treni e bus che la collegano a Keighley e parzialmente a Bradford (non direttamente) ma ribadisco che la stazione è un tantino distante ed il treno viaggia quotidianamente solo in estate; niente di impossibile, certo, ma la macchina semplifica di gran lunga la vita.
Il Brontë Parsonage Museum si trova nella parte più alta del villaggio, in cima a Main Street, ed un parcheggio a pagamento adibito anche alla visita è situato davanti l’ingresso principale, tra la canonica e la chiesa.
Il museo è aperto tutto l’anno tranne dal 24 al 27 dicembre e dal 2 al 31 gennaio.
Il 1 gennaio l’orario è ridotto, dalle 12 alle 17.
Altrimenti, l’apertura è alle ore 10, mentre la chiusura alle 17 da novembre a marzo, e alle 17.30 da aprile ad ottobre.
Il biglietto d’ingresso per 1 adulto è di 9£; ci sono riduzioni per studenti, bambini, over 65 e famiglie, mentre per le visite di gruppo o per il VIP Tour bisogna contattare direttamente l’associazione via telefono o mail.
La durata varia a seconda di quanto siete interessati, ma calcolate non meno di un’ora e mezzo.
Dici che è proprio difficile con i mezzi? Io solitamente mi sposto con quelli 😉
Comunque articolo interessantissimo, vorrei proprio visitare il villaggio ed il museo <3
Il treno è molto limitante, perché di corse ce ne sono d’estate ma poche durante il resto dell’anno.
Il servizio di bus dovrebbe essere molto più continuativo, anche perché ci sono mezzi che partono anche da Bradford senza dover arrivare necessariamente a Keighley. Sul sito del museo trovi i link per controllare gli orari 😉
https://www.bronte.org.uk/visit-us/getting-here
Comunque, anche a costo di qualche sacrificio o di strade un po’ più complicate, io ti consiglio sicuramente di andare se ne hai l’occasione. Mi commuovo al solo ripensarci <3 e poi il museo è veramente fatto bene, un gioiello vero e raro.