Breve storia triste: questo post si sarebbe dovuto intitolare “cosa vedere a Lisbona in tre giorni”, ma quando è sfiga, è sfiga. Perché per una volta che abbiamo un po’ più di tempo a disposizione, ne succedono di tutte. A Lisbona non piove quasi mai? Giù acqua come se non ci fosse un domani. E che sarà mai, Lisbona non è piena di musei meravigliosi? Ceeeeeeerto, ma in concomitanza con la pioggia è arrivato uno sciopero che ha coinvolto tutti o quasi i monumenti/musei principali. E allora via, prendiamola con filosofia. O meglio, tra noi due è riuscito solo a Pavel, perché a me il malumore dell’arrivo con “sorpresa” è venuto dietro stile nuvola di Fantozzi. Così mi tocca fare una premessa un tantino diversa da quello che avevo in mente prima della partenza: due giorni sono appena sufficienti per cominciare a capire come orientarsi per Lisbona. Imparare a conoscerla, anche solo superficialmente? Ne aggiungerei altrettanti. Soprattutto se si entra nel vortice dei vicoli dell’Alfama e di Mouraria, dei veri e propri labirinti dove perdersi è un vero piacere.
Altra cosa che non avevo tenuto davvero presente è quanto il centro della capitale portoghese sia esteso, né che dietro l’angolo ci sia SEMPRE una mega salita. Sapevi infatti che Lisbona sorge su 7 colli come Roma? O Edimburgo, o Madrid? Ecco, io no. Ma ciò significa anche che la fatica (io sono pigra, ma giuro che ogni tanto è tosta) è spesso ripagata da dei panorami da togliere il fiato. E che ogni scusa è buona per salire su uno dei tipici tram/elevadores vecchio stile, che ti cullano col loro dondolare tra gli stretti vicoli regalando un’esperienza davvero indimenticabile.
Tanto, troppo per comprimere tutto in due miseri giorni. Eppure è toccato fare di necessità virtù, lasciare da parte quella costante sensazione di delusione e sfruttare al meglio il poco tempo a disposizione. Pronto a scoprire insieme cosa vedere a Lisbona in 48 ore?
Cosa vedere a Lisbona in 2 giorni
Il quartiere di Belém
Prima del mio viaggio, ogni qual volta pensavo a Lisbona la prima cosa a venirmi in mente era una torre relativamente piccola ma dallo stile inconfondibile bagnata dalle acque del fiume Tago. Credo che la colpa sia di Guido, un mio compagno di scuola delle medie che andò in Portogallo quando io non ero ancora mai stata l’estero e mi mandò una cartolina che ancora conservo. Così tra i primi monumenti iconici che mi sono affrettata a visitare non poteva esserci che lei, la torre di São Vicente, più comunemente conosciuta come torre di Belém dal nome dell’omonimo quartiere in cui sorge. Devo essere sincera, gli interni non mi hanno particolarmente entusiasmato, ma la vista dalla cima che abbraccia tutto il Ponte 25 de Abril ed il bastione che permette davvero di apprezzare l’architettura manuelina (un mix di gotico e rinascimentale con dettagli decorativi ispirati alle scoperte marittime, insieme ad un tocco di moresco) valgono il biglietto. Fu costruita tra il 1514 e il 1520 come fortificazione militare per proteggere la città dagli attacchi via mare, ma venne utilizzata anche come prigione, faro e più avanti come punto di imbarco e sbarco per celebrare gli esploratori portoghesi che rientravano Lisbona. La torre di Belém simboleggia di fatto il potere marittimo e coloniale del Portogallo nell’Europa moderna e dal 1983 può giustamente vantarsi di fare parte dei siti patrimonio UNESCO del Portogallo.
Della stessa prestigiosissima lista è membro il vicino Monastero dos Jerónimos, che proprio come la torre è un altro pregevole esempio di stile manuelino. Il monastero fu costruito per celebrare il ritorno dell’esploratore Vasco da Gama dalla sua storica spedizione in India; inizialmente abitato dai monaci dell’Ordine di San Girolamo, da cui prende il nome, serviva anche per assistere i marinai e pregare per il successo delle spedizioni portoghesi. Oggi custodisce le spoglie di alcuni dei più grandi personaggi della storia portoghese, tra cui lo stesso Vasco da Gama, il poeta Luís de Camões, lo scrittore Fernando Pessoa, Re Manuele I insieme ai membri della famiglia reale. Nonostante l’imponenza e la sacralità della Chiesa di Santa Maria di Belém, per me i ricordi indelebili sono tutti dedicati al loggiato che circonda il chiostro, così ricco di dettagli che è impossibile posare gli occhi su una singola colonna o arcata. Rende perfettamente l’idea di cosa fosse il Portogallo del XV e XVI secolo e di quanto quelle scoperte marittime ne abbiano plasmato la fortuna e la storia.
A chiudere il trittico, dalla riva del Tago si staglia l’imponente sagoma del Monumento alle Scoperte. Di costruzione molto più recente rispetto alla torre e al monastero, vide la luce nel 1960 per celebrare i 500 anni dalla morte del sovrano Enrico de Aviz, detto Enrico il Navigatore. Il monumento ha la forma di una caravella e si erge a 52 metri di altezza; le linee del monumento simboleggiano una nave che parte con le sue vele spiegate, mentre la facciata è decorata con 33 statue in pietra che raffigurano personaggi storici legati all’epoca delle scoperte. Tra di esse, immancabile Vasco da Gama accompagnato dallo stesso Enrico (che tiene una caravella tra le mani), Ferdinando Magellano, Pedro Álvares Cabral, Luís de Camões. Davanti al monumento si trova un’enorme Rosa dei Venti, un mosaico di marmo di 50 metri di diametro donato dal Sudafrica nel 1960 che raffigura una mappa del mondo che illustra le rotte delle esplorazioni portoghesi, con date e dettagli dei viaggi più importanti.
Nel quartiere di Belém si trova un’altra delle “attrazioni” più visitate di Lisbona, anche se l’interesse stavolta è puramente gastronomico. I pastéis de Belém sono i dolci portoghesi più famosi al mondo, e solo la pasticceria che sorge di fianco al monastero può vantarsi di custodire la ricetta originale e di poter utilizzare questo nome; tutti gli altri locali possono produrre una versione simile all’originale, ma dovendosi accontentare di chiamarli pastéis de nata. Se si vuole assaggiarne uno dalla fabbrica che ereditò il sapere dalle mani dei monaci gerolomini bisogna però armarsi di santa pazienza, appunto… la fila è sempre bella lunga.
In direzione centro, e di nuovo lungo il corso del Tago, si trova anche una delle costruzioni più moderne della città, alla quale avrei dedicato molto volentieri del tempo se ne avessi avuto: sto parlando del MAAT, il museo di Arte, Architettura e Tecnologia. Magra consolazione, anche dall’esterno l’edificio è davvero notevole, con forme sinuose uniche nel suo genere.
Il quartiere di Alfama
Dalla parte diametralmente opposta rispetto a Belém sorge uno dei quartieri più antichi della città, quello di Alfama. Dimenticati della passeggiata in riva al fiume bella pianeggiante, perché immergersi per i vicoli di Alfama significa sputare entrambi i polmoni. Belli, bellissimi, ma accidenti se sono ripidi!! Da Praça do Comércio al Castello di São Jorge, che si trova sulla collina più alta di Lisbona, c’è un dislivello di quasi 100 metri. La salita regala scorci da favola ed alcuni dei miradouros più famosi, che regalano una vista indimenticabile di Lisbona dall’alto; tra loro c’è il Miradouro de Santa Luzia, una vera e propria terrazza ricoperta di azulejos e da un pergolato che quando si riempie di fiori deve rendere il luogo ancora più romantico. Bellissimi i palazzi che popolano il labirinto di viuzze, con le facciate anch’esse spesso ricoperte di azulejos, ed i sorprendenti murales che sbucano ad ogni angolo e che risaltano sui colori tenui delle pareti.
Alfama è un quartiere che rappresenta l’anima di Lisbona. È il luogo perfetto per perdersi e scoprire la vera essenza della città. Il nome stesso porta con sé un pezzo di storia, in quanto deriva dall’arabo “al-hamma“, che significa “fonte calda”. Le mura erette dai Mori sono ancora parzialmente visibili soprattutto nella zona più bassa del quartiere, ma il sistema difensivo per antonomasia, il Castello di São Jorge, è l’opera maestra dei cristiani durante la riconquista della capitale portoghese nel XII secolo. Camminando lungo le sue possenti mura ci si sente testimoni di una battaglia durata secoli e della impellente necessità di avere a disposizione una fortezza impenetrabile; al contempo, non si può non sciogliersi di fronte alla vista che si gode da quelle stesse mura sul resto di Lisbona.
La posizione in cui sorge ha protetto Alfama anche dalle calamità naturali, in particolare dal terremoto del 1755, dopo il quale il quartiere rimase una delle poche zone non subire gravi danni, preservando così il suo fascino medievale. Di quel fascino fa parte la Cattedrale, o Sé de Lisboa, dall’inconfondibile stile romanico e luogo dell’eterno riposo di Sant’Antonio da Padova.
Premesso che il modo migliore di girare per Alfama è perdersi nel suo labirinto di vicoli, si può “scalare” la collina di São Jorge approfittando del mezzo di trasporto più famoso di Lisbona, ovvero il suo storico tram giallo 28. Che si salga a bordo per arrivare fino al castello o magari per riposarsi lungo il tragitto di ritorno, un giro regalatelo; è un’esperienza nell’esperienza (un po’ come il tram 22 a Praga per me), qualcosa che forse non ha eguali al mondo. Se possibile però ti consiglio di salire ad una fermata un po’ distante dal centro, o al mattino presto, perché come potrai immaginarti non siamo gli unici a volerlo provare. E si tratta pur sempre di una linea pubblica di un mezzo pubblico che i locali prendono per spostarsi per la città, esattamente come noi!
Se visiti Lisbona in estate e le giornate sono un pochino più lunghe, o semplicemente se hai ancora benzina nelle gambe per salire ancora (o non ne hai ancora abbastanza del tram 28), il mio consiglio è quello di raggiungere il miradouro da Graça, che offre l’ennesima vista da cartolina su tutta la città. Il punto panoramico di fronte all’omonimo monastero sorge alle spalle del Castello di San Giorgio, ma il tuo sguardo andrà ben oltre raggiungendo addirittura il Ponte 25 de Abril a Belém. Poi prosegui, almeno per un breve ma necessario assaggio, lungo i vicoli della Mouraria, l’antico quartiere moresco dove pare sia nato anche il fado; avendo avuto pochissimo tempo da dedicargli, i ricordi più belli che mi sono portata via sono i coloratissimi murales dedicati a questa malinconica musica popolare portoghese, ma anche la qualità eccezionale del cibo di uno dei ristoranti migliori che abbia mai provato, il piccolo Floresta das Escardinhas. Tra tutti i posti fantastici dove mangiare a Lisbona, si è rivelato di gran lunga il mio preferito.
Baixa e Praça do Comércio
Baixa è il quartiere centrale di Lisbona e rappresenta il nucleo commerciale e culturale della città. Dopo il già menzionato terremoto del 1755, la zona fu completamente ricostruita sotto la guida del Marchese di Pombal, da cui prende il nome di Baixa Pombalina. Questo evento catastrofico distrusse gran parte della capitale lusitana, ma fu anche l’occasione per introdurre un piano urbanistico moderno, con strade larghe e regolari, edifici antisismici e una struttura a griglia, che era innovativa per l’epoca. Questa pianificazione urbana la si può apprezzare nei numerosi ed eleganti edifici, con facciate decorate e simmetriche che trovano la loro massima espressione in Rua do Prata e Rua Augusta, entrambe piene zeppe di negozi, caffè, ristoranti e pasticcerie.
Le due strade sboccano in una delle piazze più grandi e importanti d’Europa, Praça do Comércio, anche se accedendo dalla seconda si può apprezzare in tutto il suo splendore l’Arco da Rua Augusta, arco trionfale e simbolo di rinascita per la città dopo l’evento catastrofico. Le facciate degli edifici che circondano la piazza sono caratterizzate da portici imponenti e colorati di giallo che ospitano oggi vari uffici governativi ed alcuni dei caffè storici, tra cui il Martinho da Arcada frequentato tra gli altri da Fernando Pessoa. Al centro svetta invece una statua equestre del re José I, regnante durante il terremoto; è una delle figure più importanti della storia portoghese, soprattutto per il suo ruolo nella ricostruzione di Lisbona. Uno dei tramonti più belli a cui ho assistito nella mia vita l’ho visto proprio da Praça do Comércio, il sole che si immerge nelle acque del fiume Tago con la sua luce travolgente è tra i ricordi più vividi che ho della città.
La visita al quartiere non può dirsi completa senza una visita all’Elevador de Santa Justa. un ascensore pubblico che collega Baixa con il più alto Chiado, superando un dislivello di circa 45 metri. L’ascensore fu inaugurato nel 1902 ed è l’unico elevador verticale di Lisbona (gli altri, come l’Elevador da Glória o da Bica, sono funicolari). È stato progettato da Raoul Mesnier de Ponsard, un ingegnere portoghese di origine francese che era un allievo di Gustave Eiffel, il celebre creatore della Torre Eiffel; questo legame spiega le somiglianze stilistiche tra l’Elevador de Santa Justa e le strutture in ferro battuto tipiche dell’architettura parigina del XIX secolo. Le cabine interne sono rifinite in legno e decorate con dettagli in ottone, mantenendo il fascino retrò dell’epoca. La vera attrazione è tuttavia rappresentata dalla vista che si gode dalla sua piattaforma panoramica, per me la più bella di tutta la città. Oggi la salita è parte integrante della rete di trasporti cittadina e continua a essere utilizzato dai residenti oltre che dai turisti, quindi non stupirti se la fila è spesso bella lunga; più che altro non scoraggiarti ed armati di pazienza, perché l’Elevador de Santa Justa è davvero una delle esperienze da non perdere a Lisbona.
Chiado e Bairro Alto
Gli ultimi due quartieri centrali di Lisbona a cui dedicare almeno una passeggiata (o un giro in tram!) sono il Chiado ed il Bairro Alto.
Si può entrare nel Chiado in grande stile attraverso l’Elevador de Santa Justa, mossa questa che permetterà di non perderti uno dei luoghi più affascinanti di Lisbona, il Convento do Carmo (a meno che tu non ci capiti di domenica, in quel caso dovrai accontentarti di ammirarlo dall’esterno come ho dovuto fare io). Le imponenti rovine del convento sono uno dei simboli più visibili del terremoto del 1755; anche se il tetto è crollato, le arcate gotiche sopravvissute sono suggestive e creano un’atmosfera unica. Oggi ospita il Museo Archeologico do Carmo, con reperti che vanno dall’epoca preistorica fino al periodo medievale.
Nel Chiado si respira un’atmosfera vivace e intellettuale che si riflette nella presenza di caffè storici (come Café A Brasileira, frequentato da Pessoa), teatri (tra cui il Teatro Nacional de São Carlos), librerie (la Livraria Bertrand è la libreria più antica del mondo ancora in attività) e boutique. Interessante tappa mangereccia è il Time Out Market, che unisce il mercato tradizionale ad una ricerca gastronomica che si traduce in un’incredibile offerta di 26 ristoranti ed 8 bar; perfetto se si vuole mettere sotto i denti qualcosa senza perdere troppo tempo e provare diverse specialità locali ed internazionali di ottima qualità. Sorge a pochi passi da uno dei luoghi più instagrammati di Lisbona, Rua Nova do Carvalho, ovvero la strada rosa e con gli ombrelli colorati. Personalmente non mi ha entusiasmato, ma se si è nei paraggi perché non farci un salto.
Di tutt’altro stampo è il Bairro Alto. Il quartiere fu costruito nel XVI secolo e inizialmente era una zona residenziale per la borghesia e le famiglie nobili. Con il tempo divenne un quartiere popolare e si trasformò in un centro della vita notturna della città. Durante il periodo della dittatura portoghese, fu un rifugio per intellettuali, artisti e liberi pensatori. Interessante il contrasto netto tra il giorno e la notte: se ci si capita di mattina o pomeriggio c’è un’atmosfera tranquilla, quasi sonnolenta, è un piacere cammirare tra i suoi vicoli piuttosto tortuosi e che nascondono un mix di murales ed azulejos; di sera invece le strade si riempiono di gente, i bar e i ristoranti si animano e il quartiere diventa un grande centro di socializzazione all’aperto con una varietà di locali che offrono musica dal vivo, DJ set e, naturalmente, fado.
Non bisogna però essere necessariamente amanti della movida per apprezzare il Bairro Alto. Il Miradouro de São Pedro de Alcântara è anch’esso tra i più bei punti panoramici della città, ed la vicina Outdoor Art Gallery lungo Calçada da Glória una meravigliosa e coloratissima sorpresa.
LX Factory
La lista su cosa vedere a Lisbona in 2 giorni non potrebbe chiudersi che con la LX Factory, un angolo alternativo diversissimo da tutto ciò che ho avuto il piacere di visitare in città. La LX Factory è uno dei luoghi più creativi e alternativi di Lisbona, un vero e proprio hub culturale situato nel quartiere di Alcântara (a metà strada tra il centro ed il quartiere di Belém), sotto l’imponente Ponte 25 de Abril. Questo ex complesso industriale è stato trasformato in un vivace centro di arte, design, moda, ristorazione e intrattenimento, attirando artisti, imprenditori e visitatori alla ricerca di un’esperienza fuori dai soliti percorsi turistici. L’area in cui sorge la LX Factory era originariamente una fabbrica tessile del XIX secolo, la Companhia de Fiação e Tecidos Lisbonense, uno degli stabilimenti industriali più grandi e importanti di Lisbona. Successivamente, l’area ospitò anche tipografie e altre attività industriali. Dopo anni di abbandono, nel 2008, il complesso è stato riqualificato e trasformato in un distretto culturale e commerciale all’avanguardia.
La LX Factory è un punto di incontro per artisti emergenti e professionisti creativi, con mostre temporanee, installazioni e performance che trasformano gli spazi industriali in esperienze artistiche immersive. Le facciate degli edifici sono coperte da murales e graffiti realizzati da artisti locali e internazionali, rendendola un luogo di grande interesse per gli amanti della street art. Uno degli spazi più iconici è la libreria Ler Devagar, combinazione affascinante di libreria e spazio culturale, con scaffali altissimi pieni di libri e una grande macchina da stampa storica al centro della sala. È considerata una delle librerie più belle del mondo e ospita anche eventi letterari, mostre ed esibizioni. Ciliegina sulla torta, ogni domenica la LX Factory ospita un vivace mercato di artigianato, antiquariato, design e street food, dove è possibile acquistare prodotti fatti a mano, abbigliamento vintage, accessori e molto altro; è proprio da un artista locale che ho comprato una piccola calamita dipinta a mano che raffigura il tram 28.
Se cerchi arte, cibo, shopping alternativo o semplicemente un luogo dove goderti un’atmosfera vivace e fuori dagli schemi, la LX Factory è un must da visitare. È il simbolo di come una vecchia area industriale possa rinascere e diventare un motore di innovazione e creatività per la città.
Lisbona a portata di mano: i benefici di prenotare volo e hotel insieme
Lisbona non è una capitale particolarmente cara, ma se si può risparmiare già prima della partenza perché non farlo?
Come nel caso di moltissime altre capitali europee e non solo, prenotare un pacchetto volo+hotel per un viaggio a Lisbona è una scelta strategica che offre numerosi vantaggi. Innanzitutto, l’aspetto economico: combinando volo e alloggio, è possibile ottenere tariffe più competitive rispetto alla prenotazione separata, grazie a promozioni esclusive delle agenzie di viaggio. Questo consente di risparmiare denaro, che può essere utilizzato per esplorare la città e gustare le prelibatezze locali.
Inoltre, la comodità è un fattore chiave. Prenotando un pacchetto, si riduce il tempo dedicato alla pianificazione, poiché si gestisce tutto con un’unica transazione. Non dovrai preoccuparti di sincronizzare le date di arrivo e partenza tra diversi fornitori, semplificando notevolmente l’organizzazione del viaggio.
I pacchetti volo+hotel spesso includono vantaggi aggiuntivi, come trasferimenti aeroportuali, sconti su attrazioni locali o escursioni guidate, rendendo l’esperienza ancora più ricca e interessante. Infine, avere tutto prenotato in anticipo offre una maggiore tranquillità, permettendoti di partire per Lisbona con la certezza di avere un soggiorno già pianificato. In questo modo, potrai dedicarti completamente a esplorare il fascino della capitale portoghese, dalle sue strade colorate ai meravigliosi panorami sul fiume Tago. Scopri le offerte per prenotare volo e hotel insieme.
Ciò che ho amato (o meno) di Lisbona
Lisbona è indubbiamente una città in cui si respira la storia e ci si sente parte integrante di essa. Credo sia in assoluto la città in cui sono riuscita distintamente a capire quando stavo passando da un quartiere all’altro, e ad individuare piuttosto facilmente le caratteristiche di ognuno di loro. Mi ha sorpreso con i suoi murales ad ogni angolo, nonostante mi fossi documentata prima della partenza non mi aspettavo di certo di trovarmi di fronte ad una delle capitali europee della street art! Né tantomeno che tra i suoi tortuosi vicoli avrei trovato un numero indefinito di punti panoramici che regalano scorci sempre diversi e sempre indimenticabili; una bella consolazione, perché proprio non mi sarei aspettata salite tanto numerose e ripide, grazie al cielo vengon in soccorso i vari elevadores ed i sempre iconici tram. Menzione speciale va alla gastronomia, a Lisbona ho senz’altro trovato alcune delle materie prime più fresche e deliziose dei miei viaggi, credo che potrei mangiare polpo alla griglia e pastéis de nata fino a scoppiare.
Non sono però sicura che tra me e lei sia scattata la scintilla, non saprei nemmeno spiegarne il motivo. Forse sarà stato l’umore guastato dai mille imprevisti, forse l’essermi sentita non pronta nella pianificazione ed aver sottovalutato distanze e dimensioni. La capitale portoghese è enorme, i punti di interesse tanti e spesso piuttosto distanti tra loro. Sono tornata a casa con la sensazione di aver lasciato troppo al caso, finendo per non riuscire a visitare un po’ troppo rispetto a quanto mi fossi prefissata. Ciò che forse avrebbe dovuto davvero disturbarmi, ma che mi ha sorpreso troppo sul momento, è gente random che si avvicina sussurandoti all’orecchio ed offrendoti le “robe” più varie proseguendo come niente fosse con la propria passeggiata; pensavo di aver sentito male, tanto da non condividere la mia perplessità nemmeno con Pavel, ma alla quinta volta ho capito che si stavano rivolgendo proprio a me (anzi, a noi, separatamente). Parecchio strano.
Lasciando da parte i vari episodi, che voglio sottolineare non ci abbiano mai neanche lontanamente fatto sentire in pericolo, credo che la scelta più saggia sia quella di tornare. Che il mio “cosa vedere a Lisbona in due giorni” dovrebbe essere stato in tre o addirittura quattro. Non so se sia la città giusta per un fine settimana, di certo è una metropoli unica e con una storia molto complessa alle spalle. Nell’eterno dualismo con Porto, io ho apprezzato molto di più il secondo. Ma questa sono io, cervellotica come sempre. E pronta a contraddirmi non appena se ne presenterà di nuovo l’occasione.