Come definire questo primo fine settimana itinerante di un 2020 che per ora sta tenendo fede al suo bisesto/funesto?
Tanto atteso, visto che erano anni che sognavamo di andare a Lisbona.
Sfigato, perché beccarsi un giorno e mezzo di pioggia su 3 totali in una delle città più soleggiate d’Europa + lo sciopero dei musei proprio quando piove non saprei come altro descriverlo.
Ipercalorico, che tra pasteis de nata ed altri dolci improbabili abbiamo ingurgitato il fabbisogno di (almeno) una settimana.
Deludente? Passatemi il termine dai. E lasciate che mi spieghi.
Lisbona è una città bellissima, accogliente, coloratissima, diversificata, calda.
Ero esaltata dal poterla “affrontare” con quasi 72 ore a disposizione, già mi vedevo trotterellare per i vicoli ed addentrare nei quartieri meno conosciuti alla ricerca di street-art. Ma mai fare i conti senza l’oste. E quando Madre Natura unisce le forze con gli statali, non ce n’è per nessuno.
Programma da rivoluzionare completamente appena messo piede sul suolo portoghese, e venerdì trascorso non si sa bene come. Che poi in realtà io il venerdì sono stata BENE, con Pavel che si è divertito moltissimo. Credo c’entri il non aver dovuto seguire la mia solita rigida tabella di marcia ed andare a braccio… mi sa che devo ridimensionarmi un pochino in questo senso.
L’ansia del “ODDIO NON CE LA FARÒ MAI A FARE TUTTO QUELLO CHE VOLEVO FARE” si è presentata la mattina del sabato, e mi ha accompagnato fino all’aeroporto. Troppe le cose saltate a piè pari, unite ad una sensazione orrenda che non mi ha fatto godere in pieno del resto. Credo c’entri il mio stato d’animo generale di ansia continua, dovreste vedere che roba sogno… ed anche il fatto che ormai la ggggente mi fa venire le bolle.
E un certo tipo di ggggente, inevitabilmente, la si trova in maggior numero nei luoghi più votati al turismo.
Come Lisbona, come la mia Praga. Giusto per citarne un paio di una lista lunghissima.
Nel post pre-partenza avevo ingenuamente auspicato che la cosa non mi avrebbe infastidito più di tanto. “In fondo è gennaio, chi vuoi che ci sia”. I coglioni che manca poco si fanno schiacciare dal tram per una foto sulle rotaie c’erano, ad esempio…
Lo so, sono acida. Intollerante. Egoista. Pure stonza. Ma per l’appunto ho appena letto un post di Lonely Planet su come certi rischino la pelle per qualche like in più su Instagram, una riflessione che non fa che rafforzare le mie già forti convinzioni.
Di certo c’è che se l’amore non è sbocciato, la colpa è esclusivamente mia. Quando dico che le lande desolate o le grigie città dell’Est Europa sono la mia dimensione, non lo dico mica per scherzo. Eppure Lisbona qualcosa di bello, importante, me l’ha lasciato, o non avrei scritto un papiro solo per provare a capire cosa sia, sto qualcosa…
Uff. Scusa per la rantolata estemporanea di cui ti interesserà il giusto, meglio che cominci a provare a raccontare dei lati più interessante del fine settimana lusitano. Al solito, per ora lascio parlare i post che quotidianamente pubblico sulla pagina Facebook quando sono in viaggio, ravvivandoli e rimpolpandoli un po’.
Lisbona, day 1 ->Bairro Alto, tanto cibo ed Estádio da Luz
Massì, prendiamola con filosofia.
Cerchiamo di non farsi rovinare il resto della mini vacanza, che una volta tanto è di quasi BEN 3 giorni, dall’acqua e dagli scioperi.
Che poi uno pensa “vabbè, piove, andrò per musei”. SBAGLIATO.
Non facciamoci il sangue amaro col fatto che le prime 24 ore sono praticamente passate senza un reale senso, lasciandoci a disposizione le solite 48 scarse.
Vabbè dai, non esageriamo. Non senza un senso.
Abbiamo vagato senza meta, è vero, ma di angolini speciali ne abbiamo scovati comunque, soprattutto nel Bairro Alto. Il mix di case mezze sgarrupate, altre ricoperte di azulejos da capo a piedi, altre ancora con qualche graffito qua e là è uno spettacolo per gli occhi. Il rumore degli storici e fotografatissimi tram che vanno sù e giù per le (ripide) colline del centro città già un suono familiare. E che dire della cucina??? Spero che Pavel non si trasformi direttamente in polpo prima di tornare a casa. Il Time-Out Market si è rivelato addirittura migliore di quanto sperassi, ed i pasteis de nata della Manteigaria sono un sogno!!
In linea col meteo, anche la gara del campionato portoghese tra Benfica e Belenenses SAD. In altre parole: du’ palle. Perché se è vero che il Benfica è il club più titolato di Portogallo ed uno dei più famosi a livello europeo, è altrettanto vero che mai ci saremmo aspettati una partita così moscia che per nulla riflette il 3-2 sul campo.
In attesa di una tregua, speriamo di riuscire ad aggiustare il tiro.
Non voglio farmi influenzare troppo dalla sfiga, si ricomincia da zero. Si ricomincia da Belém.
Day 1: non può piovere per sempre… o forse si?
YAY & NAY
Visitare il quartiere di Belém ✘
Provare quanti più piatti possibili al Time-Out Market
Assaggiare la birra portoghese magari bianca
Scovare qualche angolino intriso di street-art
Sentirsi in paradiso al primissimo morso al pastel de nata (quella crema, quella crema!!)
Godersi i colori della città sotto un sole splendente ✘✘✘
Attraversare in traghetto il Tago ed ammirare il centro di Lisbona dall’alto del Cristo Rei ✘
Assistere ad una partita di calcio che ti faccia divertire più delle ultime della tua squadra ✘✘
Lisbona, day 2 -> Belém, Alfama, un po’ di Baixa, Chiado
Partiamo dalla fine, con un tramonto mozzafiato sul Tago ed il Ponte 25 Aprile a fare da sfondo.
Piazza del Commercio tinta d’oro e tanto ben sperare per la mezza giornata di domani, le ultime ore prima di ripartire.
La pioggia non ci ha mica abbandonato però, anzi… ci ha dato il buongiorno e ci ha accompagnato nel quartiere di Belém, dove ci siamo dedicati a 3 dei monumenti più amati della città: il Monastero di Jerónimos, il Monumento alle Scoperte e la Torre.
Tutti già belli affollati nonostante sia il 1 febbraio (sai che delirio tra pochi mesi), tanto che non sono riuscita nemmeno a rubare uno scatto della bellissima mappa raffigurante le scoperte degli esploratori portoghesi.
Poi di nuovo in centro (niente MAAT, sigh), per un pranzo a base del polpo alla griglia più delizioso sulla faccia della terra. Il buon cibo qui è roba seria!
Per smaltire la scorpacciata, ci siamo finalmente persi nei vicoli dell’Alfama che portano sù sù fino al Castello di São Jorge. Una meraviglia l’antica costruzione sulla cima della collina, ma quei vicoli… credo avrei potuto passare l’intero fine settimana passandoli in rassegna uno ad uno. Murales nascosti, stradine che sembrano sbucare dal nulla, colori pazzeschi nonostante le nuvole.
E poi il miradour de Santa Luzia, la Cattedrale (chiamata dai locali Sè), Piazza del Commercio. Il tramonto. Il dolore assurdo ai polpacci, alla faccia della palestra. Altro che tapis-roulant con pendenza 12, venite a farvi salite e scalini a Lisbona e ne riparliamo.
Day 2: ma io, esattamente, in palestra cosa cacchio ci vado a fare?
YAY & NAY
Scattare qualche foto ad effetto seguendo le linee sinuose del MAAT ✘
Lasciarsi incantare dai profili delle statue sul Monumento alle Scoperte
Farsi fotografare da un estraneo dentro la Torre di Belém ottenendo un risultato decente ed “intero” ✘✘ (spera, spera. Ho anche gli occhi chiusi)
Assaggiare uno dei pasteis de nata della ormai celeberrima pasteleria di Belém ✘ (che fila gente, che fila)
Scovare uno dei ristoranti più buoni di Lisbona, probabilmente del Portogallo, forse del mondo
Vagare senza meta nel labirinto di vicoli dell’Alfama
Salire su un elevador per effettiva necessità
Girare a vuoto all’infinito alla ricerca di un ristorante in grado di far concorrenza a quello del pranzo e trovarlo ✘
Rimanere di stucco ogni qual volta un tipo con fare losco ti si avvicina per elencarti nell’orecchio alla velocità della luce tutte le droghe disponibili
Lisbona, day 3 ->Mouraria, Baixa, LX Factory
E alla fine arriva il sole.
Sono state calde, caldissime, le nostre ultime ore in terra lusitana.
Passare dal doverci riparare sotto ogni tettoia (avevamo con noi 2 ombrelli e 1 impermeabile, ma perché impicciarsi? Sia mai) al non sapere dove ficcare la giacca è stato strano, soprattutto per la temperatura decisamente primaverile.
L’impressione che non saremmo mai e poi mai riusciti a fare tutto, considerando com’è andato il venerdì, si è rivelata azzeccatissima. Così come la decisione di prendere la Lisboa Card, che include anche i trasporti.
Salire di domenica mattina su un semi-deserto tram 28 e farsi la tratta dall’hotel al Miradouro do Graça è stata un’esperienza bellissima, quasi surreale. Una Lisbona ancora addormentata, e noi cullati dai continui saliscendi e dal quel rumore che solo i mezzi con un certo carattere (ed una veneranda età) possono fare.
La terrazza panoramica di fronte all’omonima chiesa, con una vista davvero privilegiata sul castello e sul centro città, è uno splendore. Anche se la vera sorpresa sono stati i vicoletti che da Mouraria (l’antico quartiere moro) scendono verso la Baixa, pieni zeppi di coloratissimi graffiti e murales. E io che mi ero fatta un “piano di battaglia” per andarli a cercare fino alla LX Factory!
La zona, proprio sotto i piloni del Ponte 25 Aprile, è stata riqualificata di recente ed è oggi casa di street-art, ristoranti, negozi e, credo la domenica, mercatini artigianali. Mooooolto hipster, ma altrettanto interessante, almeno per la sottoscritta.
Perché il mio entusiasmo si è cozzato con la quasi apatia di Pavel, che pare abbia di gran lunga preferito il vagare senza una meta sotto la pioggia di venerdì… che debba rivedere le mie priorità ed essere meno “dittatrice”???
Ma prima di concludere, torniamo un attimo alla Baixa.
Abbiamo preso una mezza fregatura col Convento do Carmo, chiuso la domenica (non me lo ricordavo). Abbiamo passato un tempo infinito in coda per l’Elevador de Santa Justa, considerato uno dei must della città; la salita è brevissima, ma l’enorme struttura in ferro con le sue cabine “vintage” attira come una calamita. Anche se la parte davvero indimenticabile è stata salire sulla terrazza sopraelevata. Una mazzata per chi, come me, soffre di vertigini, ma che vista!!! Forse la mia preferita di tutta Lisbona.
Già, Lisbona.
Finalmente ce l’abbiamo fatta ad incontrarci. Ci sono voluti anni di “monitoraggio” su Skyscanner, tanta pazienza, ma ne è valsa la pena. Eccome.
La capitale portoghese è tanta roba (passatemi il termine) in tutti i sensi. Non saprei ancora come altro definirla, né esattamente descrivere le sensazioni che mi ha trasmesso. Mi sento un tantinello confusa, un po’ come quando tornammo da Siviglia. La sua bellezza è innegabile, la sua complessità pure.
È stato amore? Forse. O forse no. Più no che sì.
La ragione? Quando la capisco, se mai la capirò, ve la dico.
Day 3: free as a bird… almeno finché non riparte l’aereo
YAY & NAY
Godersi il tragitto sul tram 28 solo con gente del posto ✘
Imbattersi casualmente in vicoli che nemmeno nei tuoi sogni
Assaggiare l’ennesima bomba calorica in una delle pasticcerie del centro
Visitare il Museo degli Azulejos ✘✘✘
Non guardare in basso dalla cima dell’Elevador de Santa Justa ed avvisare anche Pavel prima che vengano le vertigini anche a lui ✘✘
Venire buttati fuori dal tram perché manca la corrente
Esplorare ogni angolino della LX Factory ✘
Pranzare al Village Underground ✘
Fare una passeggiata romantica sul lungofiume ✘✘
Farsi prendere dal panico perché il bus per l’aeroporto non ne vuole sapere di arrivare (poi ne sono sbucati 3 insieme)
Premetto che mi piacerebbe tanto vedere Lisbona ma al momento non ho ancora trovato un volo a un prezzo accettabile. E poi così come tu ami le lande desolate dell’est, io amo i paesaggi brulli del nord (buio e freddo: c’è questo nella mia anima?) Quando dici che sogni delle robe che immagino siano terribili e che anche la gente ti fa venire le bolle, vorrei incontrarti e parlarne di persona perché quando lo dico, la gggente che mi ascolto mi guarda come se io fossi una serial killer 😉
Comunque, fino a un paio di anni fa anche io partivo con una scaletta ben precisa, poi mi facevo prendere dall’ansia se non avevo visto abbastanza cose, se non avevo fatto foto abbastanza belle ecc perché mi sembrava di non saper impegnare bene il tempo che avevo a disposizione. Poi a un certo punto ho deciso di provare a fregarmene e fare quello che ho voglia di fare quando sono in vacanza. Se ti dicessi che ci riesco benissimo sarebbe una bugia, ma comunque ci sto provando. E anche il mio “Prigioniero di Viaggio” è meno lamentoso!