La Repubblica Ceca dalla A alla Z (anzi, alla Ž)

Chi l’avrebbe mai detto che un pomeriggio passato a mettere ordine nella libreria di camera si sarebbe trasformato in un’improvvisa fonte d’ispirazione. Mi sono sentita un po’ il Newton della Valdichiana, solo che al posto di beccarmi una mela in testa mi sono ritrovata, altrettanto casualmente, un piccolo catalogo tra le mani. Un libricino prelevato dallo stand dell’ente del turismo islandese alla fiera del turismo di Rimini di qualche anno fa e mai aperto. Cosa custodisce di così prezioso? L’Islanda dalla A alla Z. Anzi, dalla A alla Ö.

Una sorta di racconto dell’isola, delle sue tradizioni, della cultura, degli eventi annuali. Una descrizione dettagliata ed avvincente, con ogni punto che corrisponde ad una lettera dell’alfabeto islandese (che, per la cronaca, ne conta 32). FICO!!!!! GENIALEEEE!!! MITICOOOO!!!
Poi vabbè, passato l’entusiasmo iniziale, da lì a ricordarmi che avevo già letto qualcosa di simile su “Nel Cuore della Scozia” di Beatrice e su “Viaggiare con gli Occhiali” di Giulia, il passo è stato breve. Ed altrettanto breve è stato il VOGLIO FARLO ANCH’IOOOOO!!!!
Quindi eccoci qui, o meglio, eccola qui: la Repubblica Ceca dalla A alla Z. Anzi, dalla A alla Ž.

A come ABECEDA

Visto il tono dell’articolo, non potevo non iniziare con la fonte di ispirazione primaria: l’alfabeto ceco.
A differenza dell’italiano, la česká abeceda conta 30 lettere, alle quali si aggiungono 4 caratteri facilmente riconoscibili grazie ad un simbolo chiamato háček. La lingua, con i suoi casi (7 in totale), i locativi, il perfettivo/imperfettivo, ecc. ecc. è una sorta d’incubo, tanto che in molti sono concordi nel definirla tra le più difficili al mondo. Fortuna che si legge come si scrive, almeno dopo aver acquisito le basi ed il “comportamento” dei vari segni diacritici.

B come BECHEROVKA

In Italia lo scettro dell’amaro più amato se lo devono contendere in molti. I vari Montenegro, Lucano, Averna, Ramazzotti sono solo alcuni di una lunghissima lista, senza entrare nel merito di Sambuca ed affini. Al contrario, in Cechia il digestivo per eccellenza è fondamentalmente uno: la Becherovka. Così come uno è l’antagonista principale, il Fernet Stock, molto simile al nostrano Fernet Branca.
Originaria di Karlovy Vary, deve il nome al suo creatore Jan Becher, che unì ad un preparato di erbe la famosissima acqua termale della città. Non a caso, il liquore (imbottigliato rigorosamente a 38,5%) viene chiamato anche la “tredicesima fonte” (třináctý pramen).

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C come COLOURS OF OSTRAVA

Ostrava è la terza città più grande della Repubblica Ceca ed è famosa per gli enormi giacimenti di carbone che l’hanno resa, nel corso dei secoli,  pesantemente industriale. Se chiedete ad un ceco cos’ha da offrire, al 99% risponderà a colpo sicuro nic, niente. Peccato che dal 1994, con la chiusura delle miniere e di molti stabilimenti siderurgici, si sia dato il via ad una massiccia riqualificazione. E che il Museo delle Miniere (Hornické muzeum) sia apprezzatissimo, quasi quanto uno dei festival musicali più importanti del centro Europa: Colours of Ostrava. La prima edizione risale al 2002, ma dal 2012 l’evento si tiene nell’area di Vítkovice, una volta occupata dalle fabbriche. Le ultime edizioni hanno contato oltre 40.000 presenze, con i biglietti sold out già un mese prima.

Č come ČESKOSLOVENSKO e ČESKÝ KŘIŠŤÁL

È affascinante come, nell’immaginario comune, Praga sia ancora la capitale della Cecoslovacchia. O che i cechi non siano cechi ma cecoslovacchi, e che parlino il cecoslovacco (lingua mai esistita, tra l’altro). Mi piacerebbe davvero tanto sapere se gli italiani sono gli unici ad essere rimasti indietro di quasi 30 anni, visto che la divisione consensuale tra Repubblica Ceca e Slovacchia è datata 1 gennaio 1993. Piccolo consiglio da amica: se anche tu, per qualche misteriosa ragione, sei caduto nel “tranello”, almeno non farti sentire da un ceco. Non se vuoi che ti consideri un ignorante o che ti prenda in giro.

Quello che in italiano chiamiamo cristallo di Boemia oggi è prodotto in tutto il territorio ceco, tanto che il nome in lingua originale è český křišťál. Originariamente, produzione e lavorazione erano prerogativa di Boemia e Slesia, dove già dal 1250 l’arte di modellare ed intagliare il vetro aveva reso famosi a livello europeo alcuni centri come Skalice, Nový Bor e Jablonec nad Nisou. Soprattutto a Praga, i souvenir in cristallo sono ricercatissimi, ma attenzione: se vuoi portarti a casa un pezzo originale, evita come la peste i negozi da due soldi in centro. Per quante promesse possano farti i venditori, si tratta di pezzi in vetro senza valore spesso made in China.

D come DVOŘÁK

La Repubblica Ceca ha una grandissima tradizione di compositori divenuti famosi a livello mondiale. Tra tutti, il più apprezzato e conosciuto al di fuori dei confini nazionali è probabilmente Antonín Dvořák. Ispirandosi al lavoro dell’altro grande della musica classica ceca, il romantico Bedřich Smetana, impiegò vari aspetti della tradizione folkloristica morava e boema, spaziando dalle sinfonie, alle opere, alle musiche da camera e per pianoforte. Indimenticabili le sue Rusalka e le Danze Slave. Piccola curiosità: Neil Armstrong, durante il primo sbarco sulla luna, scelse di portare con sé una delle sinfonie di Dvořák, Novosvětská (Dal nuovo mondo).

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E come EXIL

Impero austriaco, Impero austro-ungarico, Germania nazista, regime comunista. Di fatto dittature che si sono susseguite, con pochissime pause, dal 1806 al 1989. Non sorprende quindi che il numero di cechi costretti all’esilio, tra cui principalmente politici ed intelletuali, sia davvero cospicuo. Tra i più conosciuti, già a metà del XIX secolo, c’è Karel Havlíček Borovský, nazionalista convinto che per primo propose la nascita di una nazione che unisse cechi e slovacchi.

F come FILHARMONIE

L’Orchestra Filarmonica Ceca è tra le più famose e premiate orchestre sinfoniche al mondo. Ha sede presso l’auditorium Rudolfinum di Praga, anche se è nata originariamente come orchestra del Teatro Nazionale. Tra i suoi direttori più famosi, il già citato Antonín Dvořák e Václav Talich. Per dare un’idea di quanto sia apprezzata a livello internazionale, credo basti menzionare la nomination ai Grammy Awards del 2005, oltre che la vincita di molteplici Grand Prix du Disque dall’Accademia Francese e vari Cannes Classical Awards.

G come GULÁŠ

Il vepřo knedlo zelo (stufato di maiale con knedliky e crauti) è considerato dai cechi il piatto nazionale per eccellenza. Eppure, se si chiede ad un qualsiasi visitatore/turista, la risposta sarà un’altra. Probabilmente sempre la stessa: gulaš. Anch’esso uno stufato di carne servito con knedliky, ma bagnato da un’abbondante salsa a base di spezie e cipolla, è arrivato nella cucina ceca secoli e secoli addietro grazie alla vicina Ungheria, entrando di diritto a far parte dei piatti della tradizione. Non c’è ristorante di Praga che non lo serva, spesso contenuto in una ciotola di pane ben inzuppata.

H come HOSPODA

È difficile, se non impossibile, trovare una traduzione letteraria che possa descrivere davvero una hospoda ceca.
Diciamo che è un miscuglio tra pub, bar, osteria, birreria. Un luogo assolutamente informale dove si va principalmente a bere birra (taaaanta birra), fare due chiacchiere e mangiare qualcosa. Quelle vecchio stampo, ormai sempre più rare, hanno subito un duro colpo con il divieto di fumare in locali pubblici, per cui in numero sempre maggiore cercano di puntare sulla qualità dei prodotti, che in passato era davvero carente. La filosofia era quella di stare fuori il più a lungo possibile, bere il più possibile e spendere il meno possibile. Invariato è rimasto l’orario di apertura, dalla mattina presto fino a notte inoltrata. Quindi non rimanerci male se all’ora di colazione vedrai clienti con una pinta in mano. Normale amministrazione!

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CH come CHATA

Proprio come hospoda, anche chata non è una parola semplice da rendere in italiano.
La traduzione più calzante la trovo in casa di campagna, anche se per i cechi, specialmente in passato, rappresentava molto di più.
Pensa di vivere sotto un regime che non ti permette di lasciare il tuo Paese, se non per determinate e selezionate destinazioni; niente svago, meno che mai vacanze. E qui entra in gioco la chata, che poteva essere uno sgabuzzino di un metro per un metro con un minuscolo appezzamento di terra intorno, o una casa vera e propria con un ampio giardino. Eccola la vacanza, ecco lo svago. Ecco probabilmente l’unico appiglio per sfuggire alla vita di tutti i giorni. Sono in tanti ad avere ancora il proprio “rifugio” di famiglia, di solito nelle campagne non lontane dal paese originario, anche se ovviamente, per fortuna, oggi ha tutt’altra valenza.

I come IDOS

Ogni qual volta mi trovo a viaggiare e necessito di spostarmi con i mezzi, spero sempre di imbattermi nell’IDOS di turno. No, non l’idiota, di quelli se ne trovano sempre in abbodanza anche senza cercarli… Sto parlando di un portale, supportato anche da un’app, che permette di consultare gli orari dei mezzi pubblici (inclusi quelli di compagnie private) in Repubblica Ceca. Non solo bus/tram/metro urbani delle principali metropoli: sono riportati tutti i collegamenti tra città e paesi, spesso accompagnati dal prezzo e con la possibilità di essere re-indirizzati sul sito della compagnia di riferimento per acquistare il biglietto. Una manna dal cielo per organizzare il tuo viaggio a Praga ed in Cechia senza auto.

J come JÁGR

Uno dei più grandi sportivi cechi di sempre, il leggendario numero 68. È questp Jaromír Jágr, hockeista idolo di una buona fetta della popolazione. In Repubblica Ceca lo sport nazionale è l’hockey sul ghiaccio, che ha trovato la sua massima espressione proprio nel giocatore originario di Kladno. Quella Kladno che lo ha riabbracciato da proprietario (dopo una fantastica carriera passata tra Stati Uniti e Russia), ma parzialmente anche in campo, facendo impennare l’interesse in un campionato non più ai livelli del passato. Secondo un recente sondaggio, in molti lo voterebbero anche come presidente della Repubblica…

K come KAREL IV

La Praga che amiamo ed abbiamo la fortuna di poter ammirare oggi è in larga parte merito di una singola persona. Anzi, di un singolo sovrano: Karel IV, ovvero Carlo IV di Lussemburgo. Imperatore del Sacro Romano Impero, ma ancor prima re di Boemia, a lui si devono la costruzione della Cattedrale di San Vito e del Ponte Carlo, oltre che la creazione della Città Nuova e l’istituzione dell’Università Carolina. Con Carlo alla guida, Praga divenne tra i più importanti centri culturali e spirituali dell’epoca, nonché la capitale ufficiosa dell’impero. Ma sarebbe sbagliatissimo pensare che si sia limitato alla sola città. Come non nominare il castello di Karlštejn, o il centro termale di Karlovy Vary? Tutti, chiaramente, dedicati a lui.

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L come LÁZNĚ

Benché non sia fatto particolarmente noto in Italia, la Repubblica Ceca custodisce alcune tra le località termali più importanti d’Europa.
Forse perché le terme non sono intesenel senso più moderno del termine, e la loro funzione principale è ancora quella di curare molteplici patologie. Ciò non significa che non siano attrezzate per ospitare chi cerca il tanto agognato relax! Sono oltre 30 i centri sparsi per tutto il Paese, ma è il triangolo termale boemo formato da Karlovy Vary, Mariánské Lázně e Františkovy Lázně a spiccare per prestigio ed efficenza.

M come MASARYK

Tomáš Garrigue Masaryk è stato il principale promotore e fautore della nascita della Cecoslovacchia. Anche lui rientra nel gruppo degli esiliati illustri, solo che ha usato il suo tempo per girare il mondo e perorare la causa del suo popolo, combattendo per la formazione di un unico stato per cechi e slovacchi alla dissoluzione dell’Impero austro-ungarico. Primo presidente del nuovo Paese (poi rieletto 4 volte), rimane ancora oggi un’importantissima figura di riferimento sia per i politici che per la gente comune.

N come NEPOMUCKÝ

Tra le statue del Ponte Carlo, una spicca sulle altre: è quella dedicata a Jan Nepomucký, San Giovanni Nepomuceno.
La sua è una storia particolare: canonico della Cattedrale di Praga, venne condannato a morte per annegamento dal re di Boemia ed imperatore del Sacro Romano Impero, Venceslao IV. Sulle motivazioni ci sono ancora oggi dei dubbi: ufficialmente, la diocesi di Praga si oppose all’apertura di una nuova sede vescovile; ufficiosamente, il santo si rifiutò di riferire al gelosissimo sovrano le confessioni della moglie, Giovanna di Baviera.
L’altarino sul ponte, in corrispondenza di una croce a cinque stelle, indica il punto da dove fu gettato.

O come OPERACE ANTROPHOID

Seconda guerra mondiale. La Cecoslovacchia è in mano ai nazisti, che per controllare il protettorato di Boemia e Moravia hanno scelto il braccio destro di Hitler, Reinhard Heydrich. Questo finché due paracadutisti dell’esercito, Jan Kubiš Jozef Gabčík, organizzano un attentato ai suoi danni, passato alla storia come Operazione Antrophoid. Reinhard morirà a seguito delle ferite riportate e le ripercussioni saranno tragiche: i due militari, insieme ad altri colleghi, vengono braccati ed uccisi nella cattedrale dei Santi Cirillo e Metodio. Ma è il villaggio di Lidice, poco fuori Praga, a pagare il prezzo più alto, con lo sterminio di uomini ed anziani e la deportazione di donne e bambini.

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P come PRAHA e PIVO

Quando si pensa alla Repubblica Ceca, due cose balenano subito in testa: Praga e la birra.
La fondazione della città risale al IX secolo per mano della leggendaria principessa Libuše, che ne profetizzò grandezza e splendore. Mai niente di più vero: è una delle capitali più amate d’Europa, con un numero di visitatori in continuo aumento.
Per quanto riguarda la produzione della birra, questa è una tradizione vecchia di oltre un millennio. Basti pensare che il primo birrificio, il Břevnovský klášterní pivovar, venne aperto nel 993. Oggi i cechi sono la popolazione con il più alto consumo pro-capite al mondo, e la birra made in Czechia è tra le più apprezzate e copiate.

R come ROBOT

Sapevi che la parola robot, quotidianamente usata in tutto il mondo, è stata inventata da un ceco?
Il suo creatore è Karel Čapek, uno dei grandi scrittori e giornalisti del ‘900, in collaborazione col fratello Josef. Il termine è apparso per la primissima volta nel suo dramma teatrale fantascientifico R.U.R.  (“I robot universali di Rossum” – Rossumovi univerzální robot), pubblicato nel 1920, e deriva dall’antico robota, traducibile in “lavoro pesante”.

Ř come ŘEŘICHA (crescione)

Che l’alfabeto e la lingua ceca siano una sorta d’incubo l’avevamo già appurato. Il tutto può essere riassunto in una singola lettera, o meglio un singolo suono: la ř. È quell’innocuo diacritico a fare la differenza, trasformando una normale r in ciò che assomiglia moltissimo nella pronuncia ad una “r sicula”. Ed il problema qui non è solo per gli stranieri che vogliono imparare il ceco, ma anche per i bambini cechi in fase di apprendimento, le cui famiglie devono spesso ricorrere al logopedista. Che prima o poi gli ordinerà “řekní řeřicha“: crescione in natura, tormento in bocca.

S come SAMETOVÁ REVOLUCE

La Rivoluzione di Velluto è probabilmente l’evento più importante della storia ceca recente.
Diventata per antonomasia la “rivoluzione gentile”, è stata una protesta pacifica partita da Praga e conclusasi in poche settimane con la tanto agognata liberazione dal giogo russo. Sebbene i fautori siano stati molteplici, soprattutto tra studenti ed intellettuali, il personaggio simbolo è uno, e risponde al nome di Václav Havel. Scrittore, politico, saggista, è lui a vincere le prime elezioni libere. Primo presidente della Cecoslovacchia post-comunista nonché, meno di 3 anni dopo, il primo presidente della Repubblica Ceca.

Rivoluzione di Velluto, i cittadini chiedono a gran voce Havel al castello

Š come ŠVESTKA e ŠVEJK

Tra gli ingredienti principe della tradizione culinaria ceca, tra i vari burro carne e pastella, c’è un insospettabile: la prugna.
Švestka in lingua originale, è utilizzata in alcuni dei dolci da forno più amati, come lo švestkový koláč s mákem, o ridotta in povidla (composta di frutta). Anche se è lo slivovice, una super alcolico molto simile alla nostra grappa, ad esigerne in quantità massiccia!

La š è anche l’iniziale del cognome di uno dei grandi personaggi della letteratura ceca, il buon soldato Švejk. Il titolo originale dei due romanzi di Jaroslav Hašek è Osudy Dobrého Vojáka Švejka e narrano le vicende di un ingenuo soldato cecoslovacco durante la prima guerra mondiale. È proprio attraverso l’ingenuità del protagonista che l’autore mette in risalto la ridicolaggine che si cela dietro ad ogni guerra. Ad impreziosire i volumi, le illustrazioni di Josef Lada.

T come TRDLO

Non poteva mancare lui nella lista, il dolce ceco più amato da… turisti e visitatori.
Già, perché il trdlo (o trdelník, o manicotto di Boemia… come preferite) è a metà tra falso storico e leggenda metropolitana. Senza farla lunga, di tradizionale ceco non ha assolutamente nulla. E allora perché di trova in ogni angolo di Praga, ti chiederai? Solo grazie alla scaltrezza dei venditori, che si sono impossessati di uno dei pilastri della tradizione dolciaria ungherese il kürtőskalács. Che poi, pensaci bene: un qualcosa riempito di gelato o cosparso di Nutella come può essere storicamente ceco? Se vuoi assaggiare qualcosa di davvero originale, buttati piuttosto su un větrník o un koláč. Molto più buoni e decisamente più economici!

U come UCHO

Ucho (L’orecchio) è un film girato nel 1970, ma uscito nelle sale soltanto nel 1990, ovvero dopo il crollo del regime.
Il motivo è presto detto: era stato bannato dal partito comunista. Si tratta infatti di un dramma psicologico con forti elementi satirici sul controllo che lo stesso partito esercitava sui cittadini in pubblico e in privato. Fedele al motto “důvěřuj, ale prověřuj” (fidati, ma controlla), narra la storia di una coppia che torna a casa dopo una cena tra politici (lui era ufficiale a Praga) e trova la serratura forzata; insieme ad altre coincidenze sospette, i coniugi si convincono di essere spiati dal proprio governo.

V come VELIKONOCE/VÁNOCE e VŮL

Curioso come le principali feste religiose cristiane, Velikonoce e Vánoce, abbiano la stessa iniziale.
Nonostante sia uno dei popoli più atei al mondo, quello ceco ci tiene a rispettare sia le tradizioni di Pasqua che le tradizioni di Natale, molto particolari e spesso piuttosto uniche. Non tutti hanno Gesù bambino al posto di Babbo Natale che porta i regali, o tengono una squama di carpa nel portafoglio.

L’altra parola che dovevo abbinare alla V non ha niente di sacro, al contrario… ma può risultare molto utile, perché è tra le più usate. Letteralmente vůl significa bue, ma nel linguaggio colloquiale si riferisce ad una persona stupida, poco intelligente. Assume connotazione diversa se a rivolgerla è uno sconosciuto (come offesa) o un amico in tono scherzoso. Se indirizzata direttamente a qualcuno, il sostantivo è declinato al vocativo e diventa vole. Diffusissima l’esclamazione “ty vole!!!“, corrispettivo del nostro “porca puxxxna”.

tradizioni natalizie repubblica ceca lada vanoce

Z come ZÁMEK

Sul territorio ceco sono sparsi oltre 1000 castelli, con una densità tra le più alte al mondo.
Non c’è niente di più bello per le famiglie che fare una scampagnata per sconprirne i dintorni e, quando possibile, gli interni. Già, perché di molti non è rimasta che qualche maceria, fattore questo che non influenza più di tanto le visite. Ci sono due termini che si riferiscono ai castelli, ovvero zámek inteso come palazzo, e hrad inteso come fortezza. Quindi, ad esempio, quello di Lednice (iscritto nel patrimonio UNESCO della Repubblica Ceca) viene catalogato come zámek, mentre quello di Praga o il castello di Bouzov sono hrady.

Ž come ŽIŽKA

Tra i grandi eroi della storia ceca non può mancare il generale hussita Jan Žižka.
Combattente ed ingegnoso stratega, si mette alla guida degli “eretici” boemi in seguito alla morte del maestro Jan Hus nonostante il suo handicap (perse un occhio in circostanze mai del tutto confermate). Uno dei pochi condottieri a non aver mai subito una sconfitta in battaglia, tra i suoi meriti c’è anche la fondazione della città di Tábor, uno dei centri medievali meglio conservati del Paese. Non perdertelo per niente al mondo se ti trovi a viaggiare nella Boemia del sud.

L’immagine di copertina è opera e proprietà di @magicforestory
There are 2 comments
  1. Mamma mia Celeste, sei un pozzo di informazioni! Bello e vario questo post, ovviamente non conoscevo il 99% delle cose che hai elencato…grazie!! 🙂

    • Grazie a te per essere passata Beatrice, e per essere stata una delle fonti di ispirazione <3

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