Guidando da Glasgow verso Carlisle, ci si imbatte quasi forzatamente nel piccolo villaggio di Gretna Green, da secoli punto di passaggio tra Scozia ed Inghilterra. Così come oggi affianca la trafficata A74, un tempo si trovava infatti lungo l’unica strada percorribile dalle carrozze, quella tra Londra ed Edimburgo. Di fatto ultimo centro abitato in terra scozzese, è proprio la posizione che gli ha donato la fama dal XVIII secolo in avanti.
La ragione? Gretna Green è la “Las Vegas d’Europa”, meta ideale per le fuitine inglesi degli ultimi 250 anni.
Gretna Green e l’inizio della tradizione
Tutto ebbe inizio nel 1754, quando in Inghilterra entrò in vigore una legge che impediva ai minori di 21 anni di sposarsi senza il consenso dei genitori. Il “marriage act” voleva mettere fine ai matrimoni clandestini celebrati spesso attraverso il rito dell’ “handfasting” (la “legatura delle mani”), una semplice cerimonia di origine medievale che sulla carta non doveva essere altro che una sorta di fidanzamento ufficiale, ma che legalmente univa le due parti. In Scozia le cose erano ben diverse, visto che le fanciulle potevano sposarsi già a 12 anni ed i maschi a 14; senza contare che non c’era bisogno di un sacerdote, chiunque poteva unire una coppia in matrimonio (il famoso “marriage by declaration“).
Gretna Green, villaggio a sole 2 miglia oltre il confine, si trovava insomma nel posto giusto al momento giusto, così come i fabbri che vi abitavano e che ben presto si improvvisarono “preti”; il loro compito era quello di creare gli anelli che i due innamorati si sarebbero scambiati, ma tanto che c’erano perché non celebrare anche il matrimonio? La legge scozzese lo permetteva. Per questo ancora oggi l’incudine è il simbolo d’amore per eccellenza nel paesello, e l’espressione “running away to Gretna Green” ampliamente usata.
Perché benché nel 1940 il “marriage by declaration” venne messo fuorilegge in Scozia, ed a partire dal 1977 le coppie inglesi poterono finalmente iniziare a sposarsi a 18 anni senza bisogno di permessi, Gretna Green nell’immaginario collettivo è rimasto il luogo romantico per eccellenza, tanto che giovani e meno giovani continuano a sceglierlo per scambiarsi amore eterno. Il fatto che ci si celebrino circa 5000 matrimoni l’anno (quando la popolazione di Gretna Green conta 2700 anime) la dice lunga. E fa capire come mai l’intero villaggio si sia trasformato in un enorme spettacolo kitsch.
Gretna Green, “the Famous Blacksmith’s Shop” e tutto il resto. Oggi.
Arrivando a Gretna Green, in un primo momento non si ha l’impressione che nel villaggio siano disseminati hotel di lusso, compagnie di noleggio auto, fotografi, agenzie di wedding planner; almeno finchè non segui il segnale verso il “Famous Blacksmith’s Shop” e non ti ritrovi in un parcheggio popolato da auto e svariati autobus. Alle spalle di un LOVE scritto a caratteri cubitali, al quale sono attaccati centinaia di lucchetti a forma di cuore per la maggior parte raffiguranti il marchio nome del paese (guardacaso), c’è un piccolo “labirinto dell’amore”, un po’ spelacchiato e che non porta mai a strade senza uscita. Letteralmente il percorso d’amore più facile di tutti i tempi. Non importa che direzione tu prenda, arriverai sempre al suo centro, dove su una passerella ti aspettano tanti altri lucchetti e una vecchia incudine, simbolo dell’unione qui a Gretna Green. Niente di eccezionale, ma tutto sommato carino, poco affollato ed impreziosito da citazioni romantiche attaccate qua e là.
La situazione cambia, cambia eccome, all’interno del piccolo complesso del quale fa parte anche il “famoso negozio del fabbro”, ancora oggi luogo prediletto per la celebrazione dei matrimoni. Entriamo da un mini-supermercato, che ad onor del vero qualcosa degno di nota lo espone; da lì sbuchiamo in un piccolo cortile interno, dove si è riversata parte del contenuto degli autobus, ovvero turisti tedeschi abbastanza in sù con l’età le cui facce non sembrano molto più convinte delle nostre. In mezzo a loro, non completamente a suo agio (come potrebbe), una sposina di rosa vestita che aspetta di salire all’altare. O all’incudine? Bo, comunque ci siamo capiti.
Dal cortile è possibile accedere ad un reparto souvenir degno del Royal Mile di Edimburgo ed integrato ad una sorta di self-service anch’esso affollato, oppure ad un mega negozio dove si può trovare un po’ di tutto: vestiti, giacche, tanto tartan, souvenir, borse, ancora tartan. Ammetto di aver quasi ceduto alla tentazione di portarmi a casa una delle meravigliose borse in Harris Tweed, ma che senso avrebbe avuto? Che senso ha un luogo del genere QUI?
Arriviamo nel cortile principale, dove un’enorme scultura con due mani che si stringono la fa da padrona. In un angolo, l’immancabile suonatore di cornamusa in kilt crea l’atmosfera, o almeno ci prova. Così, ci provo anch’io.
“Hey P, ce la facciamo fare una foto qui sotto? Per ricordo?“.
Lui mi guarda, bofonchia e passa oltre. Colpa mia, me la sono cercata. Io però accanto al cartello Gretna Green mi faccio immortalare, così, per dovere di cronaca.
Entriamo nel whisky shop (poteva mancare?) alla ricerca di qualcosa che possa interessarci davvero, prima di alzare bandiera bianca e tornare verso l’auto. Dovrebbe esserci un museo, ma non ho capito se qui o altrove. Individuo la sala che un tempo ospitava il “famous blacksmith’s shop” e che custodisce ancora oggi l’incudine, anche se qui ogni cappella ed ogni sala hanno la propria. L’ingresso è però momentaneamente vietato, probabilmente sarà “in servizio”. Dopotutto 14 matrimoni al giorno mica si celebrano da soli. La durata del rito? Solitamente una quindicina di minuti. E non fatevi ingannare: benché circa l’80% delle coppie sia inglese, ormai arrivano un po’ da tutto il mondo. Contenti loro.
Ho sempre pensato, più per pareri esterni che altro, che Loch Ness fosse il luogo più turistico di Scozia. Non sono andata al visitor center e il lago in sé non sarà il più spettacolare del paese, ma un certo fascino ce l’ha, è innegabile. Anche solo per il castello di Urquart, senza scomodare Nessie. Dopo essere stata a Gretna Green, non ho dubbi su quale sia effettivamente il luogo più turistico (e kitsch) di Scozia.
A noi incuriosiva il suo essere paese di confine, il lato romantico nemmeno lo conoscevo fino a pochi giorni prima della partenza. Mi ero documentata pochino ma, lo ammetto, volevo scoprire un villaggio simbolicamente così importante anche per scrittori del calibro di Jane Austen; ma qui siamo anni luce da ciò che Jane si era immaginata nel suo “Orgoglio e Pregiudizio”, siamo distanti da qualsiasi cosa possa ritenersi romantica.
Parere personale, ovvio. Un po’ estremo forse, ma non riesco a scrollarmi certe sensazioni di dosso. Anzi, mi piacerebbe confrontarmi con chi c’è stato, e conoscere le aspettative di chi ce l’ha in programma. Spero di non aver smontato nessuno. Magari voi l’amore ed il romanticismo a Gretna Green lo troverete; in quel caso, portatene un pezzettino anche a me.