Ischia e le sue tradizioni, storie di un’isola senza tempo

Di Ischia non ho molti ricordi.
Ci sono stata molti, troppi anni fa, grazie ad una gita organizzata dalla società sportiva locale con destinazione a Napoli e dintorni. Un misero fine settimana dedicato alla città con una puntatina sull’isola non è proprio l’ideale, anzi mi sento quasi un’imbrogliona ad affermare di esserci stata. Quelle poche ore mi sono rimaste di traverso e me le porto dietro da allora, ripromettendomi di rimediare alla prima occasione e dedicarle il tempo che merita.
Se mi segui da un po’, potrebbe sorprenderti che stia anche solo considerando di tornare ad Ischia; anzi, sarai proprio stanco di sentirmi dire di non essere tipo da spiaggia, di non amare particolarmente il mare, di non aver nemmeno mai imparato a nuotare. E allora che chiacchieri Celeste??

Eh, è che qui c’entrano eccome quei non molti ricordi. Perché, oltre alla traversata da paura in aliscafo, il ricordo più vivido che ho è di me, la mamma e la nonna a bordo dell’iconico Apecar (o calessino/microtaxi/ape taxi che dir si voglia) ischitano che ci divertiamo come delle pazze. Viste le poche ore a disposizione, chi aveva pensato al programma aveva incluso il giro dell’isola a bordo del mezzo di trasporto più folcloristico che ci sia e che, non a caso, ha davvero reso l’esperienza indimenticabile.
È proprio partendo da qualcosa di così “frivolo” (almeno all’apparenza) che ho scoperto, documentandomi successivamente, quanto Ischia sia molto di più del suo mare cristallino o delle decine di rinomati stabilimenti termali, e che l’Apecar (o come la chiamano i locali, motoretta) non è che la più immediata delle ricchezze culturali di un’isola pregna di antiche tradizioni.

Credits www.prontoischia.it
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Ischia viavai di genti

La Ischia di oggi è il naturale frutto della sua storia mista alla multiculturalità delle genti che sono sbarcate sulle sue coste nel corso dei secoli.
Si parte dalla Magna Grecia, di cui l’isola era illustre membro potendo addirittura vantare, secondo molti, il titolo di più antico stanziamento greco d’Italia; questo permise a Pithekoussai, come veniva chiamata allora, di diventare un importante centro commerciale e di scambio (di merci certo, ma anche di cultura), come testimoniano i reperti archeologici riportati via via alla luce: una grande quantità ceramiche, tracce di santuari e luoghi di culto, gioielli, reperti funerari, iscrizioni in greco antico. A questo proposito imperdibile è il Museo archeologico di Pithecusae, all’interno di Villa Arbusto, che ospita una ricca collezione di cui fa parte la Coppa di Nestore: le sue iscrizioni rappresentano uno degli esempi più antichi non solo di poesia greca, ma anche di scrittura alfabetica.

Diverso, ma altrettanto importante, l’effetto che ebbero le incursioni dei pirati saraceni su Ischia. La frequenza dei loro attacchi portò a sviluppi significativi nelle strutture difensive dell’isola, che coinvolsero sia l’aspetto architettonico che quello urbanistico. Esempio perfetto è il comune di Forio, la cui qualifica di città turrita non deve distrarre dai “vicoli saraceni” che gli ingegnosi abitanti svilupparono per complicare l’avanzata degli invasori e al contempo nascondersi durante gli attacchi. La disposizione dei vicoli e delle abitazioni, che spesso si sviluppano in verticale, serviva a creare un labirinto difficile da attraversare per i saccheggiatori, che perdevano l’orientamento ritardando l’accesso alle aree abitate. Lo stesso Castello Aragonese e la Torre Guevara, tra i monumenti più importanti di Ischia, fanno parte di questo sistema difensivo e furono costruiti sotto la dominazione spagnola. La memoria di queste incursioni rimane viva nelle tradizioni e nella cultura dell’isola ancora oggi; inevitabili le storie su grandi tesori nascosti o sull’esistenza di grotte segrete dove i pirati avrebbero trovato rifugio, mentre alla rievocazione degli attacchi viene dedicata la chiusura della Festa di Sant’Anna. Questo è solo un accenno di tutto ciò che offre l’isola, puoi trovare molte più informazioni per organizzare al meglio la tua visita su Pronto Ischia.

Credits www.prontoischia.it
Credits www.prontoischia.it

Feste popolari e folclore, mix irresistibile

È proprio la festa di Sant’Anna, che si celebra ogni anno il 26 luglio, ad aver particolarmente attirato la mia attenzione. Ho sognato ad occhi aperti anche solo leggendo del Palio di Sant’Anna, evento che mescola sacralità e folclore, durante il quale una processione di barche addobbate sfilano al cospetto del Castello Aragonese contendendosi il titolo di più bella. A bordo, gli ischitani mettono in scena rappresentazioni legate a tradizioni e costumi dell’isola, o importanti momenti storici, raggiungendo il culmine con “l’incendio” del Castello Aragonese; l’iconico monumento, grazie a giochi di luce ed un’intensa polvere rossa, sembra davvero prendere fuoco e permette agli spettatori di immedesimarsi negli ischitani ai tempi degli attacchi dei pirati saraceni.

Per il suo lato folcloristico straordinaria è invece la ‘ndrezzata, danza rituale dall’origine misteriosa (c’è chi sostiene greca chiamando in causa addirittura Zeus ed Apollo, chi medievale) il cui nome si rifà all’intreccio di lunghi bastoni di legno branditi dai ballerini che indossano costumi tradizionali. I movimenti coreografici, sempre accompagnati da un coro di sottofondo e da strumenti a percussione, sono piuttosto complessi, sincronizzati, e simulano un combattimento. Pur non avendola mai vista dal vivo, conosco a memoria la scena del film “Il Paradiso all’improvviso” del mio corregionale Pieraccioni, girato per larga parte ad Ischia e durante la quale un gruppo di uomini si esibisce per gli ospiti; musica, canto e gestualità rituale si fondono in una perfetta armonia proprio come succede sull’isola ogni Pasquetta ed ogni 24 giugno (Festa di San Giovanni Battista), almeno finché il buon Leonardo non si butta nella mischia e, ignorando la complicata coreografia, si prende una bastonata “tra capo e collo”. Di certo anche lui Ischia non se la sarà scordata facilmente.

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