Scozia on the road 5.0: il bilancio del nostro viaggio

Scozia, ci siamo riabbracciate alla fine. Avevo quasi perso le speranze.
Perché tra le mille conseguenze che la pandemia si è trascinata dietro, il senso di incertezza costante è ciò che più ha influito sulla mia vita quotidiana (lo so, posso ritenermi molto più fortunata di tanti altri), ed è ciò che continua a rimbombarmi nella testa anche oggi che il peggio sembra passato. Così ho continuato a vedere come “stregato” il nostro tanto atteso eventuale prossimo viaggio in Scozia, cancellato forzatamente prima a marzo 2020 e poi ad ottobre 2021, e col macigno del “e se mi ammalo prima della partenza???” quando il terzo tentativo cominciava a sembrare troppo bello per essere vero. Ed invece…

Invece su quell’aereo della Ryanair da Pisa ad Edimburgo ci siamo saliti, inaspettatamente ad aprile, anche questo un dettaglio che mi sembrava troppo bello per essere vero. Eppure era solo il preludio ad una settimana che si è rivelata quasi perfetta sotto ogni punto di vista, e che al ritorno mi ha catapultata direttamente al cospetto del calendario nel tentativo di capire QUANDO… E SE… ANCORA… perché, semplicemente, non basta mai.
E quindi riprendiamo con le buone vecchie abitudini. Lascia che ti “riassuma” cosa abbiamo vissuto di tanto speciale, e perché non mi stancherò mai di tornarci, in Scozia. Per farlo, niente è più adatto dei pensieri a caldo annotati di giorno in giorno durante il viaggio sulla pagina Facebook.

Day 1 -> Edimburgo

Due anni e mezzo dopo, due viaggi saltati dopo, rieccoci. Dammi un pizzicotto, che ancora non ci credo!!!
Edimburgo l’avevamo salutata a fine novembre 2019, nel pieno dei mercatini di Natale, bellissima e scintillante. Allora la speranza era stata quella di tornare in primavera e vagabondare per qualche isola… e adesso, finalmente, ci siamo.
Ma prima di salire su un auto, non potevamo non partire da lei, una delle città che mi ha rubato il cuore, e che non avevamo mai vissuto in veste primaverile. Anche perché avevamo un conto aperto con Arthur’s Seat, la cima di un vulcano spento che domina sulla capitale scozzese. E stavolta, baciati da sole e spinti (letteralmente) da un vento micidiale, posso dirlo: CE L’HO FATTA!!! Io in veste di Spud della situazione (presente Trainspotting 2?), ma non si può avere tutto dalla vita.
Prima e dopo la passeggiata, ancora tanto verde, tanto whisky, tanti stop in angoli che ormai conosco davvero come le mie tasche.
Day 1: It’s sooooo good to be back

Trovare al primo colpo un locale carino per colazione (magari che serva porridge) ✘
Provare 103819 giacche da Barbour
Bakehouse Close come luogo di pellegrinaggio
Vagare per Stockbridge
Haggis, whisky, sidro, birra e una quintalata di cranachan ✘✘
Rendersi (amaramente) conto che bere whisky con meno di 46% di alcol ormai equivale a bere acqua
Arrivare su Arthur’s Seat senza morire e stavolta passando da un sentiero meno ripido ✘

strada medievale con alberi fioriti ed orologio

Day 2 -> Armadale/Irvine/Arran

Nel corso dei nostri viaggi in auto arriva sempre, più o meno puntuale, la giornata che sa tanto di occasione sprecata. Buttata al vento o giù di lì. Ecco, a questo giro ha deciso di prendersi subito il secondo giorno.
È ruotato (quasi) tutto intorno ad una email relativa alla nostra traversata sul traghetto da Ardrossan all’isola di Arran, che ci comunicava la cancellazione di tutti i mezzi regolari per il giorno successivo per problemi tecnici; il call center, tra accento scozzese e il granitico “ce ne saranno altri, ma non prenotabili quindi arrivate presto” ha fatto il resto. Quindi via sul treno da Edimburgo ad Armadale per il ritiro auto (in aeroporto non ce n’erano più disponibili, se non al costo di un rene. Grazie al cielo esiste Celtic Legend dallo uno straordinario rapporto qualità/prezzo), quello almeno filato tutto liscio, e salto all’outlet di Livingstone, dove la Barbour c’è ma la scelta è scarsa. Prima pessima decisione.

Presi dall’ansia di non trovare posto sul traghetto, ci avviamo verso Ardrossan piuttosto presto, fermandoci a Kilmarnock per aggiungere un altro pezzettino alla nostra collezione di sciarpe di calcio, e ad Irvine per pranzo. Seconda pessima decisione. Perché io ero convinta che ci fosse qualcosa degno di nota ad Irvine, non so nemmeno perché. Invece non riuscivamo nemmeno ad accedere al “centro città”, se così può essere chiamato. Ed una volta lì, ci siamo trovati davanti ad una mini strada piena di negozi abbandonati, ed in generale un’atmosfera piuttosto cupa e depressa. Un lato della Scozia che non viene menzionato spesso, ma che c’è eccome.

Al porto ci siamo presentati con oltre 2 ore di anticipo, senza che nessuno potesse darci un’indicazione precisa se non il solito “mettiti in fila”. Fortuna che vicino al terminal c’è un supermercato eccellente, dove ci siamo riforniti per il pranzo in auto, ovviamente consumato in fila. Insomma, sul traghetto alla fine ci siamo arrivati (per la cronaca, vuoto per due terzi) e ci siamo goduti una traversata ventosa, ma bellissima.
Il meglio è arrivato solo una volta su Arran, dove ad aspettarci abbiamo trovato il nostro piccolo rifugio, una sorta di capanna rimessa a nuovo e tirata a lucido che ho amato alla follia dalla prima occhiata su Airbnb. La cena ed il gelato hanno fatto il resto. Ora non ci resta che esplorare l’isola!!
Day 2: YOU. CHOSE. POORLY.

passare una nottata tranquilla senza farsi mangiare dall’ansia ✘
guidare a sinistra like a boss ✘ (me la faccio sempre sotto)
giacca, giacca, giacca!!! ✘✘
riuscire a non perdersi nonostante lavori in corso/centri commerciali fatiscenti/mancanza di indicazioni (che tanto c’è Google) ✘✘✘
salire sul maledetto traghetto
non soffrire di mal di mare come l’ultima volta
ritrovarsi nell’alloggio più bello di Arran
assaggiare (finalmente) la Cullen Skink

porto con nave attraccata

Day 3 -> Isola di Arran

Se il primo impatto con Arran non poteva essere migliore, pure il secondo non ha scherzato.
Il tutto grazie a super Sheila, chief executive di VisitArran, che si è offerta di portarci a scoprire il sud dell’isola a bordo della sua 500.
È davvero incredibile come il panorama cambi completamente da un istante all’altro, passando da montagne boscose a pareti brulle e sassose, da spiagge con sabbia fine ad altre rocciose, da vallate spoglie a sconfinati prati verdi. Con greggi di pecorelle ovunque, inutile specificarlo.
Il soprannome di “Scozia in miniatura” le si addice al 1000%.

Dopo aver passato la mattinata in sua compagnia, abbiamo ripercorso quella stessa tratta da soli, per darci il tempo di ammirare la splendida isola di Pladda dalla spiaggia di Kildonan, fermarci per infiniti scatti e curiosare, anche solo per un pranzo veloce, in una delle distillerie più nuove e moderne di Scozia, Lagg. I proprietari sono gli stessi della storica distilleria di Lochranza, dove però si fanno solo whisky non torbati, a differenza di Lagg, creata proprio per questo scopo. Ed è a Lochranza che alle 14.30 ci aspettavano per un Limited Edition Tasting.
Niente tour stavolta, volevamo concentrarci su quelli che sono tra i nostri whisky preferiti e scoprire edizioni limitate, appunto. Bellissima esperienza, anche se tutte le mie drams sono finite nel kit del guidatore. Qui se si guida l’alcol nel sangue deve essere zero spaccato, quindi tranne annusare non ho potuto fare altro.

Lochranza non è solo Arran Whisky però. Ci sono degli scorci veramente da cartolina, soprattutto intorno alle rovine dell’omonimo castello, purtroppo transennate (la struttura non è stabile) ed in generale in un’area un po’ abbandonata a se stessa, seppur super affascinante.
Prima di cena, giusto per non farsi mancare niente, piccolo stop da Arran Botanical Drinks, produttori del gin isolano. Hanno un delizioso chiosco sulla baia di Brodick, e per nostra immensa fortuna su una delle spiagge preferite dalle… foche!!! Quindi si, ho visto per la prima volta una foca nel suo habitat naturale, beata a prendere il sole su un masso!!!
Domani si preannuncia una giornata molto meno rilassante, con Pavel che mi ha convinto a tentare l’arrampicata su Goatfell, la cima più alta di Arran. Oltre 800m, partendo da zero… se non ci sentiamo più, sai il perché.
Day 3: Freedom and Whisky

Visitare la torre di Kildonan ✘
Scoprire un sacco di curiosità su Arran grazie a Sheila
Assaporare uno dei miei whisky preferiti ✘
Rifarsi con il gin
Giocare a minigolf sul campo di Brodick in stile “Scozia in miniatura” ✘
Riuscire a non “incidentare” nel mio primo giorno di guida a sinistra

pecora con agnellini su prato verde e mare con isola sullo sfondo

Day 4 -> Isola di Arran

Perché gliel’ho data vinta, perché???
Avevo promesso a Pavel che c’avrei pensato, è dal primo viaggio saltato due anni fa che parlava di quanto sarebbe stato “ganzo” andare su Goatfell. Lui ci teneva tanto a salirci, e nonostante il mio terrore delle altezze e la mia quasi inesistente preparazione fisica, mi dispiaceva deluderlo visto che spesso e volentieri asseconda le mie richieste. E così sveglia alle 7, per un percorso di circa 5 ore (sulla carta) ed un dislivello di 857 metri tra parcheggio (quasi in riva al mare) e la vetta della cima più alta di Arran. Per farla breve, sono arrivata un bel pezzo in sù, con enoooorme fatica visto il terreno roccioso, ma sul più bello ho dovuto mollare, presa da mega attacco di vertigini/panico. Lui in compenso ce l’ha fatta per entrambi.

Dopo dei rapidi ma meritatissimi stop da Arran Brewery ed Arran Cheese Shop, ci siamo spostati nella piccola incantevole Corrie, fila di deliziosi cottage sul mare. Tra di loro, MARA Fish Bar & Deli, un piccolo locale con prodotti a chilometro zero che serve piatti semplici ma gustosissimi.
La “mia” parte di giornata è arrivata nel tardo pomeriggio, quando finalmente ci siamo immersi in tutta la magia dei cerchi di pietre di Machrie Moor. Già, perché questo incredibile sito ne conta ben 4 oltre ad una pietra solitaria, più un cairn più isolato in prossimità del parcheggio. Un sito incredibile di cui si sente poco parlare, ma che a mio modesto parere ha poco da invidiare al ben più famoso Clava Cairns.
Il percorso per raggiungerle poi, nel tratto iniziale camminata tra verdi pascoli di pecorelle ed agnellini, ha fatto il resto.

Finale di giornata in riva al mare, per goderci il tramonto dal ristorante Lighthouse, ancora su prezioso suggerimento di VisitArran. Insomma, dopo un inizio tutt’altro che facile, almeno per me, siamo andati in crescendo. Tutto indimenticabile, nel bene e nel “male”. Chi se la scorda Arran
Day 4: “And I would walk 500 miles, and I would roll 500 more…

Raggiungere la cima di Goatfell
Riuscire a superare alcuni dei miei limiti, mentali e fisici
Vedere tutti i “Big 5“: foche scoiattoli rossi cervi aquile ✘ lontre ✘
Fare incetta di prodotti tipici, soprattutto birra e formaggio
Venire trasportati nel passato, tra le braccia di un aitante highlander ✘✘✘ (manco le pietre di Machrie Moor funzionano)
Godersi il tramonto sul mare
Non uccidere Pavel mentre si diverte a sgassare sui 2018271 dossi di Arran

collina con campi brulli ed alberi, pietra in primo piano

Day 5 -> Kintyre/Talbert

Arran non poteva lasciarci andare senza un’ultima sorpresa, un cucciolino di foca che prendeva beatamente il sole su un masso della Brodick Bay. Due giorni sull’isola sono il minimo sindacabile, e mi dispiace davvero non essere riuscita a visitare i giardini del castello di Brodick. Normalmente direi che sarà per la prossima, ma ci sono così tante altre isole da scoprire che sarebbe un azzardo…

Anche il Kintyre si è rivelato una bella sorpresa, nonostante anche in questo caso il tempo a disposizione fosse davvero troppo risicato. Un giorno per la penisola è pochissimo, specialmente se un paio d’ore abbondanti se ne vanno in distilleria. Interessante davvero la visita a Springbank, dove finalmente abbiamo potuto osservare da vicino una malting room, ovvero la “stanza” dove viene messo ad asciugare il malto prima di essere affumicato. Springbank è l’unica distilleria in Scozia a fare tutto in loco, e sebbene i loro whisky (tranne Kilkerran, che adoro) non siano tra i miei preferiti, una visita la vale di certo.
Lungo la strada, senza contare Campbeltown, ci sono piaciute moltissimo la fila di cottage a Grogport e l’abbazia di Saddell (molto meno il castello) sulla costa est, e la meravigliosa spiaggia di Westport su quella ovest. Il vento soffiava così forte da far ribaltare le onde vicino alla riva, mai vista una cosa simile!!!

La cittadina portuale di Tarbert, con le case colorate affacciate sul porto (mi ha ricordato Tobermory) ed i ruderi del castello che dominano sulla baia, ha chiuso un’altra giornata quasi perfetta. Peccato che il tempo corra troppo veloce, e che sì, che i prezzi siano un tantino lievitati rispetto a tre anni fa…
Day 5: single tracks, at last!!!

Visitare all’ultimo tuffo il castello di Brodick
Acquistare una bottiglia in edizione super limitata di Kilkerran ✘✘
Cambiare idea sulla distilleria Glen Scotia, altro gigante di Campbeltown
Riuscire finalmente a calcolare le distanze nei parcheggi ✘✘
Non venire incornati dalle minacciosissime capre sulla collina del castello di Tarbert

vista dall'alto su porticciolo

Day 6 -> Inveraray/Luss/Stirling/Culross/Dunfermline

Il risveglio con vista Loch Fyne ha inaugurato nel migliore dei modi il nostro penultimo giorno in terra scozzese.
La sistemazione scovata su Airbnb si è rivelata perfetta per le nostre necessità, senza contare la funzionalità, l’estetica e l’ottimo rapporto qualità prezzo. Inveraray, tra le ultime cittadine ad affacciarsi sul fiordo e tra le più famose grazie all’omonimo castello, ci ha riportato coi “piedi sulla terra”. Si, paeselli e spiagge con noi spesso unici visitatori da qui in poi si sono rivelati un miraggio. Per mancanza di tempo, ci siamo accontentati di ammirare l’Inveraray Castle dall’esterno, anticipando la fermata con una passeggiata per la strada principale, con colazione annessa. Da qui, il Loch Lomond & the Trossachs National Park è a due passi, e la strada che lo divide dalle rive del Loch Lomond un susseguirsi di paesaggi spettacolari.

Seconda tappa di giornata a Luss, grazioso villaggio sul lago considerato, grazie ai suoi cottage, tra i più pittoreschi di Scozia. Traffico piuttosto consistente, ma non sorprende considerando sia il sabato che la nuova bella giornata di sole. In zona ritorneremo in futuro con molta più calma, poco ma sicuro.
Anche nell’antica capitale della Scozia Stirling ci siamo fermati giusto il tempo di una passeggiata, visto che ci eravamo sempre girati intorno senza visitare mai niente, a parte il Wallace Monument sulla collina di Abbey Craig. Ed inevitabilmente, William Wallace è la figura più celebrata in città. Dopo aver raggiunto la cattedrale di Holy Rude (chiusa) ed il castello (chiuso), che per posizione e conformazione ricorda tantissimo quello di Edimburgo, ci siamo spostati sulle rive del Forth per ammirare l’Old Stirling Bridge, sorto nel punto in cui Wallace sconfisse gli inglesi nel 1297.

Ultimo stop della giornata, la piccola Culross, centro medievale sul Firth of Forth costellato da edifici davvero pregevoli, e piuttosto diverso da tutto ciò che avevamo visto fino ad ora. Ci tenevo particolarmente perché il villaggio gioca un ruolo importante nella serie tv Outlander, in particolare il Culross Palace (chiuso) e la piazzetta di Mercat Cross, che appaiono a più riprese. Se non fosse stato per le auto parcheggiate tra le sue viuzze, ci saremmo sentiti catapultati in un’altra epoca. Meraviglioso davvero!
Per la nostra ultima notte abbiamo scelto Dunfermline sperando di riuscire ad ammirare la tomba di Robert the Bruce, ma anche in questo caso… sarà per la prossima. Di certo è stata un’altra giornata bella intensa alla quale non potevo chiedere, o sperare, di più.
Day 6: WALLACEEEEEEEE!!!!!!!

Scattare qualche foto dove il lago faccia da specchio ✘ (maledetto vento!!)
Scones e Victoria Sponge for breakfast
Visitare finalmente un castello ✘
Cottage cottage cottage
Entrare nella cattedrale di Stirling ✘✘
Fotografare il Mercat Cross di Culross senza auto ✘
Vedere la tomba di Robert the Bruce
Trovare un tavolo al ristorante senza tribolare ✘✘✘

cimitero con torre, collina e fiori gialli

Day 7 -> North Queensferry/Edimburgo

Prima di separarci dalla nostra fidatissima Corsa ed avviarci verso Edimburgo per un ultimo saluto, siamo riusciti ad inserire un’altra piccola fermata lungo la strada. E così eccoci a North Queensferry, villaggio che sorge ai piedi del grandioso Forth Rail Bridge, una delle costruzioni più iconiche di Scozia e parte del patrimonio UNESCO. South Queensferry, cittadina speculare dall’altra parte del Firth of Forth, è più colorata e trafficata, ed offre una vista migliore sugli altri due ponti (automobilistici), ma non può vantare il più piccolo faro al mondo ancora in funzione! Si può accedere gratuitamente, e rappresenta l’ennesima esperienza indimenticabile che porteremo con noi, al pari dell’enorme “scone” che ci siamo pappati prima di approdare in ordine: da Arnold Clarke, all’aeroporto a smollare le valigie (29£ per due pezzi, costo giornaliero) e di nuovo sul tram verso Edimburgo.

Sotto un cielo “finalmente” grigio, sono altrettanto finalmente riuscita a visitare il National Museum of Scotland, un misto di storia, scienza, tecnologia, archeologia e natura all’interno di un edificio la cui sala centrale in ferro battuto rappresenta un’ulteriore attrazione. La star è lei, la pecorella Dolly, il primo mammifero ad essere stato clonato. Pranzo da The Albanach, dove la selezione di whisky è davvero eccellente (oltre 300 bottiglie), visita alla cattedrale di St Giles, passeggiata sul Royal Mile, incursione in qualche negozio e via, di nuovo sul tram e all’aeroporto. Finita. Si torna a casa.

Mi ero guardata bene dal dire in giro che saremmo partiti, non ci ho creduto fino all’ultimo. Meno che mai avrei pensato che avremmo trascorso una settimana quasi perfetta da quasi ogni punto di vista. Scozia, come si fa? Già mi manchi. A presto.
Day 7: ‘till next time

Sfangare l’intera settimana senza una goccia di pioggia
Macaroni & Cheese a tutto spiano (meglio tardi che mai)
Cranachan, almeno un cucchiaino ✘
Usare il cavalletto almeno una volta ✘✘✘
Sorseggiare finalmente un po’ di whisky
Meal deal a 3,99£ per cena
Una copia di Heat in aeroporto come compagnia per il volo
Shed a tear

ponte ferroviario in ferro su fiume
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