La ragione primaria per cui siamo sbarcati nel Kintyre di ritorno dal nostro viaggio sull’isola di Arran non ha niente di particolarmente romantico, anzi.
Whisky, distillerie, Campbeltown. Erano queste le parole magiche.
Ma come (quasi) ogni volta succede quando si tratta di Scozia, una scelta quasi casuale si è rivelata ideale per un milione di motivi che si possono riassumere in un unico, semplice concetto: la penisola del Kintyre non è battuta dal turismo di massa come molte altre regioni e la sua autenticità si respira già da lontano, immaginati girellando per le sue strade. E se questa è una sensazione che abbiamo provato noi con appena una giornata a disposizione, rimarci più a lungo non può che rafforzarla.
L’abbiamo lasciata con una gran voglia di tornare ed approfondire la conoscenza, magari percorrendo per intero quella Kintyre Way che si snoda per ben 100 miglia e che ha il suo punto di partenza (o di arrivo, come giustamente si legge sul segnale affisso al porto) a Tarbert. Aggiungiamo poi che dal porto di Kennacraig partono i traghetti per l’isola che ogni appassionato di whisky sogna, ovvero Islay, ed il (nostro) cerchio si chiude perfettamente.
Il nostro itinerario ci ha visti sbarcare al porticciolo di Claonaig per poi virare verso sud lungo una single track molto panoramica fino a raggiungere Campbeltown, il villaggio più grande del Kintyre, risalire per la costa ovest piena di verdi pascoli sul mare e chiudersi proprio a Tarbert. Lungo il percorso alla scoperta di questa Scozia quasi nascosta ci siamo concessi molteplici fermate per ammirare quando una spiaggia, quando una pittoresca fila di cottage, quando un cimitero circondato da pecorelle.
L’angolo più a sud dell’Argyll e Bute merita più una misera giornata, ma anche 24 ore sono sufficienti per fartelo amare alla follia.
Il nostro itinerario giornaliero
La costa est, da Claonaig a Campbeltown
Abbiamo raggiunto il Kintyre via mare, a bordo di uno dei traghetti della Calmac che, da aprile ad ottobre, collegano Lochranza a quella manciata di case che è Claonaig. Una corsa di appena mezz’ora divide l’isola di Arran dalla penisola, con collegamenti piuttosto frequenti ma non molto spazio per auto a bordo, per questo meglio prenotare con un po’ di anticipo. Noi avevamo scelto la prima corsa della mattina per cercare di esplorare il più possibile la costa est prima dell’appuntamento già fissato con la distilleria Springbank a Campbeltown subito dopo pranzo, ma alla fine ci siamo goduti la bellissima single track disseminata di pecorelle al pascolo in tutta tranquillità, concedendoci appena un paio di fermate molto diverse tra loro.
La prima è stata a Grogport, dove la spiaggia ed il colore incredibile dell’acqua hanno colpito immediatamente la nostra attenzione. Soltanto dopo aver parcheggiato e passeggiato un po’ ci siamo accorti che dietro alla curva successiva si nascondeva una deliziosa fila di cottage, in pratica l’intero villaggio.
La seconda, la piccola ma ricchissima Saddell. Incredibile come un villaggio con letteralmente una manciata di case possa custodire i resti di una antica abbazia cistercense e, proprio in riva al mare, un castello ancora “occupato”.
La fondazione dell’abbazia di Saddell risale addirittura al 1160 per volere dell’allora lord del Kintyre, un nobile norvegese, e il sito fu attivo per oltre tre secoli. Quello che rimane oggi è poco: qualche muro in pietra in mezzo ad un cimitero, che se non fosse per le indicazioni sarebbe impossibile da contestualizzare. Giusto un pezzo di coro e transetto, niente della navata o degli edifici che circondavano il chiostro; si pensa che il materiale sia stato utilizzato per la costruzione di altro, tipo appunto il Saddell Castle o Saddell House. Un tesoro è però arrivato fino a noi, ed è rappresentato da una collezione notevole di lastre tombali e statuette tardo medievali che contrassegnavano le sepolture durante l’attività dell’abbazia e che ora sono protette dagli elementi naturali in un rifugio costruito appositamente all’estremità del parcheggio del sito.
Quando parlo del Castello di Saddell come “occupato”, lo intendo letteralmente. Per la maggior parte dell’anno almeno. Il sito infatti è di proprietà del Landmark Trust, che l’ha riportato agli antichi splendori e lo ha reso disponibile da affittare a chiunque voglia visitare il Kintyre, così come ha fatto con Saddell House. Il possente torrione circondato da mura risale al 1508 e fu costruito per il vescovo di Argyll, per poi passare nelle mani prima del Clan Campbell e poi del Clan MacDonald; durante le guerre di indipendenza scozzesi ospitò Robert the Bruce per oltre un anno. In molti lo avranno forse inconsapevolmente visto nel video della celeberrima canzone di un “nobile” contemporaneo, Sir Paul McCartney, ovvero Mull of Kintyre.
Campbeltown, the whisky capital of the world
Campbeltown, villaggio da poco più di 6000 anime, è uno dei centri pulsanti del Kintyre nonché il suo centro più popoloso.
La sua è una posizione indiviabile, affacciata sul Campbeltown Loch e all’interno di una baia protetta dall’isola di Davaar, il cui faro è ben visibile arrivando da nord. Purtroppo non più, ma un tempo era considerato la capitale mondiale del whisky grazie alle sue 34 distillerie. Oggi ne conta appena tre: Springbank, Glen Scotia e Glengyle. Eppure rimangono loro la ragione principale per cui si viene qui, insieme al fatto che sia il punto di partenza e/o di appoggio ideale per visitare la parte più a sud della penisola, il Mull of Kintyre appunto.
Purtroppo non abbiamo avuto tempo di raggiungere la Dunaverty Bay, Keil con le sue grotte e la Cappella di Santa Columba di Iona, il faro. Ce n’è per un altro viaggio. E sì, ormai mi conosci e anche se non l’avessi anticipato prima avresti indovinato che la nostra ragione per fermarci a Campbeltown era proprio una distilleria, ovvero quella di Springbank. Nonostante formalmente separate, sia Springbank che l’adiacente Glengyle appartengono alla stessa proprietà e nel bellissimo Washback Bar nel cortile comune si trovano i prodotti di entrambe, ovvero Springbank, Longrow, Hazelburn e Kilkerran (il mio preferito). Anche il tour è stato tra i migliori che abbiamo fatto in Scozia, con un gruppo piccolo e spiegazioni molto dettagliate.
A parte il whisky, il piccolo villaggio merita almeno una passeggiata alla scoperta dei suoi edifici più iconici, come la Wee Picture House ed il Campbeltown Museum, che condivide il palazzo vittoriano con la biblioteca locale.

La costa ovest, da Westport Beach a Tarbert
Lungo la costa ovest del Kintyre i panorami cambiano leggermente. La strada si fa più ampia rispetto alla costa est, una normale strada a doppia corsia asfaltata sfiorata dalle colline e dal mare. I pascoli e le pecorelle ci sono eccome, nei luoghi più disparati, ma in pascoli più “ordinati” e senza pericolo di ritrovarsele davanti. Le attrazioni principali sono spiagge e panorami: con l’isola di Arran alle spalle, a spuntare prepotentemente sullo sfondo è la onnipresente Islay, con la partecipazione di Gigha e parzialmente di Jura.
La spiaggia di Westport Beach, la primissima che abbiamo incontrato riprendendo il viaggio verso nord, è una gioia per gli occhi e per il cuore, benché le sue acque siano piuttosto pericolose a causa delle correnti. Il cimitero di Bellochantuy è stato l’elemento a sorpresa, non tanto perché non ci saremmo aspettati di trovarci di fronte un cimitero con un’antica cappella in riva al mare, sono state le pecore a rendere tutto quasi surreale; sembrava quasi che il muretto a secco fosse stato costruito per tenerle lontane! Purtroppo le abbiamo viste solo dal finestrino, ma se ne hai modo fermati ad ammirare leBallochroy Standing Stones, tre menhir risalenti al neolitico custoditi dietro la recinzione (accessibile) di una fattoria.
La giornata nel Kintyre si è chiusa a Tarbert, villaggio molto più piccolo di Campbeltown ma anche molto più pittoresco. Ed altrettanto importante, benché per ragioni diverse. Qualcosa in comune ce l’hanno: il porto. Nel caso di Tarbert la pesca è fondamentale e rappresenta una bella fetta sia della sua identità che della sua economia. La sua è una cucina rinomata e che propone spesso freschissimi frutti di mare, che anche noi abbiamo avuto il piacere di provare con un’ottima cena allo Starfish Restaurant. Curioso invece che il suo toponimo (ti ricordo che sul blog c’è c’è un articolo dedicato ai toponimi scozzesi) sia molto diffuso in tutta la Scozia. Senza andare troppo lontano, c’è una Tarbet su Gigha ed un’altra su Jura. Il termine è la forma aglicizzata del gaelico tairbeart, “trasportare attraverso”, e si riferisce ad una striscia di terra stretta tra due masse d’acqua su cui possono essere trasportate merci o imbarcazioni. Comprensibile che ce ne siano così tanti!
La “porta di accesso al Kintyre” offre una varietà di attrazioni invidiabile.
Al primo posto metterei di certo il suo castello, o quel che ne resta. Sulla cima di una collina che offre una vista meravigliosa sia sul villaggio che sul Loch Fyne, circondato da immancabili pecore al pascolo (in questo caso però nere!), sorgono le rovine del suo mastio. Il luogo è liberamente accessibile ed è semplicemente idilliaco, come la breve passeggiata per raggiungerlo; non so in alta stagione ma ad aprile, senza nessun altro in giro, sedersi su una delle panchine e godersi il panorama scattando qualche foto è stato nella sua semplicità davvero bello. Le sue origini risalgono al XIII secolo, ma è intorno al 1320 che Robert the Bruce ordinò il potenziamento delle fortificazioni, trasformando Tarbert in una delle sue roccaforti strategiche per consolidare il controllo della costa occidentale (a quanto pare supervisionando i lavori di persona).

Il villaggio si sviluppa tutto intorno al porto naturale, con degli edifici bassi e colorati. Non come quelli di Tobermory sull’isola di Mull, ma pur sempre molto scenografici.
Mi è piaciuta molto la chiesa parrocchiale, anch’essa costruituita su una collinetta e ben visibile dal castello. Interessanti i negozi e le gallerie che vendono artigianato e souvenir locali. Nel corso dell’anno sono moltissimi gli eventi che attirano visitatori dal resto della Scozia ed anche dall’estero, come la Scottish Series di yacht, o il Tarbert Seafood Festival, o il festival della musica.
E possiamo dimenticarci delle spiagge? Se sei un amante delle camminate e non ti spaventa farti qualche ora a piedi, è segnalato un bellissimo sentiero fino a Skipness, ma si tratta di un’escursione vera e propria che ti occuperà tutta la giornata. Molto più vicina c’è Shell Beach, che come dice il nome è fatta esclusivamente da conchiglie; bonus non da poco, dalla sua riva si possono avvistare foche e, se si è davvero fortunati, anche delfini.
Un saluto degno di un luogo magico come il Kintyre!

Come raggiungere il Kintyre
Basta dare una rapida occhiata ad una mappa per capire quanto la penisola del Kintyre sia isolata dal resto.
Se in linea d’aria Glasgow dista appena una novantina di chilometri, in auto ci vogliono oltre 3 ore per raggiungere Campbeltown, e non parliamo di Edimburgo e le sue 4 e mezza buone. L’auto rimane comunque imprescindibile, con i mezzi pubblici non riusciresti a goderti buona parte dei tesori che quest’angolo di Scozia custodisce (senza contare che dovresti arrivare fino ad Oban per trovare una coincidenza). La scelta che abbiamo fatto noi, ovvero inserirlo in un itinerario che prevedeva anche l’isola di Arran, secondo me è un’ottima opzione. Arran si raggiunge velocemente da Glasgow, e da lì la traversata per il Kintyre è breve. Se invece l’isola non è nei tuoi programmi, Campbeltown è collegata anche al porto di Ardrossan.
Per chi non ha proprio tempo da perdere e vuole farsi giusto un giro per distillerie, Loganair offre un volo diretto da Campbeltown a Glasgow.