Ricordo il nostro primissimo impatto con Belgrado come fosse ieri.
All’area arrivi dell’aeroporto Dina, la nostra host, ci stava aspettando per scarrozzarci al suo centralissimo appartamento, la nostra “casa” per le successive 2 notti. Per raggiungere il centro dallo scalo Surčin/Nikola Tesla, avevamo imboccato l’autostrada A1 (E75 in questo tratto), che prima di attraversare il fiume Sava taglia in due l’intera municipalità di Novi Beograd.
Già, Novi Beograd.
Non l’avevo minimamente calcolata nel pianificare l’itinerario di due giorni a Belgrado, e non solo per una questione di tempistiche. Ad un’occhiata fin troppo semplicistica, l’unica ragione per passare per la Nuova Belgrado era raggiungere Zemun, “cittadella” sul Danubio dalle atmosfere austro-ungariche. Troppo semplicistica, appunto. Perché mentre ci trovavamo all’interno della Volkswagen Tiguan bianca di Dina, con lei che ci descriveva quell’enorme fetta di città come luogo del cuore di un certo Novak Djoković, tra un blocco di cemento e l’altro a catturare irrimediabilmente la mia attenzione è stato un edificio enorme, fatto da due torri collegate da un ponte ed una sorta di disco volante sulla cima. Genex Tower, o Western City Gate, la porta di accesso occidentale alla città.
Di una porta (anzi, due) avevo letto, ma mi ero immaginata qualcosa di un tantinello diverso, ecco. Non un colosso in cemento dall’aspetto davvero poco invitante.
Il suo scopo con me però l’aveva raggiunto: dare il benvenuto in città ai visitatori che raggiungono Belgrado da nord-ovest in maniera poco convenzionale e di certo indimenticabile. Un saluto che di fatto ha rappresentato il mio primo reale approccio con l’architettura brutalista, quel “modernismo socialista” tanto in voga nell’ex Jugoslavia. Il nostro incontro formale era solo rimandato.
Western City Gate: la Genex Tower
Perché e come è stata costruita la Genex Tower
Come il 90% degli edifici facenti parte della corrente brutalista, o modernista, o retrofuturista, nell’ex Jugoslavia (ma non solo) dagli anni ’60 in poi, la Genex Tower (Kula Geneks in serbo) è stata anche un mezzo di propaganda politica. Efficienza sopra estetica, cemento grezzo a vista, massicce forme primarie che si stagliano come megaliti moderni; tutto come ideato da Le Corbusier attraverso il concetto di béton brut, da cui è stato coniato il termine brutalism nella Gran Bretagna del 1954.
Nel termine efficienza, per il partito socialista jugoslavo, rientrava anche la necessità di costruire nuove e solide strutture in tempi stretti spendendo il meno possibile; il cemento armato, di facilissima reperibilità, era la risposta a tutte le esigenze, politiche e non.
È con questo scopo, ovvero mostrare al mondo la grandezza e il continuo sviluppo della Jugoslavia attraverso edifici colossali, che nel 1979 vede la luce la Zapadna Kapija Beograda, la Porta Occidentale di Belgrado. Il nome col quale i belgradesi la chiamano comunemente, Genex Tower, lo si deve all’oggi defunto Genex Group, al tempo la più grande compagnia di export dei Balcani (e tra le più grandi al mondo), di proprietà governativa e con sede nella torre di destra. Dalla bancarotta (1998), la torre è vuota e la sua superficie viene tristemente usata per appendere enormi cartelloni pubblicitari.
All’architetto Mihajlo Mitrović in realtà venne commissionato qualcosa di molto più ridotto, ed a lui va riconosciuto il merito di aver portato avanti un grandioso progetto nonostante i molti pareri contrari, che si protrassero anche durante la costruzione. Progetto che vedeva due torri di altezze diverse, una adibita ad uso commerciale e l’altra ad uso residenziale, collegate da un ponte a due piani e con un ristorante “ruotante” dal quale poter godere di un panorama unico su tutta la città. Piccola nota triste: il ristorante ha chiuso i battenti negli anni ’90 senza mai aver girato; pare che il meccanismo non fosse proprio stato installato.
C’è qualcosa di inusuale che spicca analizzando gli esterni della parte residenziale. All’ingresso, la superficie è ricoperta da murales dai colori vivi e dalle immagini piuttosto allegre, opera di un celebre artista dell’epoca, Lazar Vujaklija. Anni addietro questo spazio era occupato da varie attività, inclusa una pizzeria, ma più passa il tempo, più lo stato di abbandono pare evidente. Ciò non toglie che quelli di Vujaklija siano tra i primissimi esempi di street art a Belgrado, ragione in più per spingersi fino a questo angolo della città.
Altri graffiti vennero commissionati intorno al 2010, ma le critiche sul risultato finale mosse da vari architetti furono così feroci da spingere l’autore a cancellarli.
La Genex Tower in numeri
- L’altezza complessiva della Genex Tower, incluso il ristorante, è di 154m.
- Considerando soltanto l’altezza della torre residenziale (la più alta), si arriva a 115m.
- Si tratta del secondo palazzo più alto di Belgrado (e quindi della Serbia) dietro alla torre Ušće, che però deve il primato grazie all’antenna montata sulla cima. Tuttavia, visti i grattacieli in contruzione sul Beograd na vodi, Belgrado sull’acqua, entrambi verranno presto scalzati.
- La torre residenziale conta 30 piani, mentre quella commerciale 26. Le due parti sono unite da un doppio ponte al 26° piano.
- 1972 è l’anno di costruzione della Trellick Tower di Londra, che pare abbia ispirato Mitrović per il progetto finale.
Dove si trova il Western City Gate e come raggiungerlo
La Genex Tower si trova nella municipalità di Novi Beograd, al civico 41/43 di Narodnih heroja.
Se viaggi in macchina, ci sono molteplici possibilità di parcheggio, noi ad esempio ne abbiamo trovato uno dalla parte opposta della strada. Se invece sei arrivato in aereo o ti muovi con i mezzi, l’opzione migliore è prendere il bus. Il numero 68 porta proprio in Narodnih heroja (fermata Uprava Carine) e lo si può prendere da Zeleni Venac, quasi in pieno centro.
Altro suggerimento che ti do, e che vorrei seguire anch’io la prossima volta, è affittare una bicicletta e girarti tutta Novi Beograd. Se ami l’architettura brutalista, c’è qualcosa da ammirare praticamente ad ogni angolo. Qualche esempio? Il Palazzo della Serbia (Palata Srbija), l’Hotel Yugoslavija, il Museo di Arte Contemporanea (Muzej Savremene Umetnosti), i blocchi 22-23-28-62.
Perché visitare la Genex Tower (pur essendo quasi impossibile entrare)
Non devo certo specificare che, nello stilare il nostro itinerario in Serbia ed a Belgrado in auto, stavolta non potevo non includere un’incursione a Novi Beograd. Non c’erano proprio scuse. Questa enorme fetta di città pullula di edifici mastodontici in perfetto stile brutalista, e col senno di poi mi sono resa conto che non avrei dovuto lasciarla come ultima tappa. Presi dalla stanchezza e dalla tristezza di dover tornare verso casa, abbiamo avuto la forza di cercare solo la Genex Tower. E per fortuna che l’abbiamo fatto.
Dalle letture avevo evidentemente sottostimato la mole del palazzo (le mie vertigini ringraziano). Un conto è ammirarlo da lontano, un altro trovarcisi sotto! Sembra possa caderti addosso da un momento all’altro, tanto è imponente. Così come sembra, altroché, di essere stati catapultati in un’altra epoca. L’esterno è in stato di quasi totale abbandono, in particolare lo spazio una volta occupato (credo) da una fontana. Altrettanto spettrali sono le insegne della pizzeria, con i colori della bandiera italiana ancora ben in vista. Qua e là, a distogliere la nostra attenzione da quell’accozzaglia davvero grottesca, ci pensava un dolce micetto, la cui presenza va ad aggiungersi ad una serie impressionante di contrasti.
Poche le persone in giro, non hanno fatto nemmeno caso a noi, probabilmente abituate a più di un curioso. Chissà se erano tra quelle contrarie alla mozione dell’Associazione degli Architetti Serbi, che nel 2019 ha chiesto che il Western City Gate diventi un monumento culturale protetto. Come spesso succede quando edifici così controversi sono coinvolti, l’opinione pubblica si è spaccata a metà; in questo caso, tra coloro che sostengono che sia una sorta di abominio e rappresenti un periodo storico da dimenticare, e quelli che lo considerano parte di un patrimonio architettonico unico. Vedremo chi l’avrà vinta.
Chiudo con la domanda che probabilmente ti stai ponendo: bisogna limitarsi ad ammirare la torre da fuori? La risposta è sì, almeno nel 99% dei casi.
La parte commerciale, pur essendo vuota, ha uno zelantissimo portiere a fare la guardia. In quella residenziale si accede attraverso un codice, quindi a meno che tu non conosca qualcuno degli inquilini o non soggiorni in uno degli appartamenti della Genex Tower in affitto su Booking.com (e puoi giurare che la prossima volta gli tocca), non c’è modo. Poco importa: è un’esperienza unica che vale la pena fare. Sono tornata a Belgrado una seconda volta anche per questo!
Eastern City Gate: Rudo
Il nome ufficiale della Genex Tower contiene una sorta di spoiler. Perché se esiste una porta occidentale, ce ne sarà anche una orientale, ti pare?
Ed infatti così è. La Eastern City Gate, o Rudo (dal luogo di nascita dell’architetto supervisore Dragoljub Mićović), si trova in posizione diametralmente opposta. Qui la E75 è vicina, ma non adiacente. Non è l’unica differenza tra le due.
I belgradesi si riferiscono a Rudo col nomignolo di Tri Sestre, le tre sorelle. Sono infatti tre palazzi identici, da 28 piani e 190 appartamenti ciascuno. Veri e propri colossi. La costruzione è su base circolare, da qualsiasi punto le si guardi una rimane più indietro rispetto alle altre. Si trovano nel cuore del trafficatissimo quartiere di Konjarnik, e spiccano in quella che è una vera e propria giungla urbana dall’alto della collinetta sulla quale sono costruite. Ci si sente come osservati nel tragitto per raggiungerle, sbucano ad ogni angolo. Peccato non aver trovato un punto dove fotografarle da lontano nella loro interezza. Consiglio: se hai un grandangolo, portatelo dietro!
Profili Instagram da seguire se ami il brutalismo
Quel primo contatto visivo con la Genex Tower, seguito da altri avvistamenti da Zemun e dalle mura del Kalemegdan, mi hanno invogliato a scoprire di più sul brutalismo. Il risultato? Ormai quasi preferisco un grigio casermone squadrato ad un bel palazzo costruito seguendo i più classici canoni estetici. Diciamo che è diventata una piccola ossessione? E diciamolo. Fortuna che esiste Instagram, fonte inesauribile di tesori che mi salvo man mano, con la speranza di poterli ammirare un giorno con i miei occhi.
Se anche tu sei affascinato da questo stile così poco convenzionale, voglio suggerirti alcuni profili che hanno fatto del brutalismo (non solo jugoslavo) il loro stile di vita: