Tra le attrazioni più visitate di Belgrado non si può annoverare un mezzo che è stato a suo modo un diretto protagonista della storia, nonché perfetta rappresentazione dell’influenza che l’ex Jugoslavia poteva vantare a livello mondiale. Al di fuori del turismo domestico e proveniente dai Paesi vicini (la maggioranza dei visitatori arriva dalla Slovenia), non sono in molti coloro che sanno dell’esistenza del Plavi Voz, più comunemente definito il “treno blu di Tito”, ed anche se lo fossero non è esattamente una passeggiata raggiungere la rimessa dei vagoni lungo il trafficato Bulevar Patrijarha Pavla, nel quartiere di Topčider, un 7 chilometri in linea d’aria dal centro della capitale serba. Racconterò più avanti le peripezie che abbiamo dovuto fare noi nell’ottobre 2021, tra comprare il biglietto e trovare il deposito.
Treno è un termine un po’ riduttivo per il veicolo dal distintivo colore blu che ha trasportato l’ex presidente jugoslavo Josip Broz Tito per oltre 600.000 km, spingendosi ben oltre i confini dell’allora Federazione: Polonia, Francia, Grecia, Romania, ex Unione Sovietica sono solo alcuni degli stati esteri raggiunti. Ed è forse inutile specificare che il suo interno non fosse esattamente simile a quello di un regolare treno passeggeri, poiché si trattava di fatto di una lussuosa dimora su rotaie che ha visto passare tra i suoi corridoi oltre 60 tra presidenti e capi di Stato, oltre che alla salma del maresciallo per il suo ultimo viaggio verso Belgrado.
Scopriamo qualcosa in più sulla storia del Plavi Voz e sul perché si merita di ritagliarsi un posto tra i punti di interesse da vedere quando si visita Belgrado.
Costruzione ed utilizzo del Treno Blu
Potremmo definire il Treno Blu come “treno di Stato”, un po’ come gli aerei di Stato attuali, ovvero il mezzo di trasporto ufficiale e privato del presidente dell’allora Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, il Maresciallo Tito. Non erano molte le cose di cui era spaventato, ma volare era una di quelle, così il treno si rivelò la scelta più logica alle sue necessità, poiché gli permetteva di lavorare e rispettare tutti i suoi impegni durante quelli che sarebbero stati i tempi morti del viaggio senza accusare troppo la fatica, oltre a ricevere ulteriore protezione da esercito e milizie appostate lungo un tragitto sempre predefinito. E di fare tutto ciò circondato dal lusso, inteso anche come tecnologia ed innovazione.
Il veicolo di 19 carrozze dal distintivo colore blu, nato nelle fabbriche di Smederevska Palanka e Maribor (odierne Serbia e Slovenia, anche se successivamente le locomotive – le originali chiamate come importanti battaglie della seconda guerra mondiale: Dinara, Kozara, Sutjeska, Neretva – furono rimpiazzate con altre provenienti dalla Repubblica Federale di Germania e dagli USA) vide la luce nel 1959 e non fu utilizzato soltanto per ragioni politiche, al contrario. Il Maresciallo e la moglie Jovanka lo usavano spesso per raggiungere la residenza estiva più amata dalla coppia, l’arcipelago delle isole Brioni a largo dell’Istria, e percorrevano spesso la tratta Belgrado – Bar (costa montenegrina), percorso panoramico incredibile ma davvero impegnativo per un mezzo dal peso doppio di un normale treno passeggeri delle stesse dimensioni.
Le camere di Josip Broz Tito e della moglie Jovanka, con in mezzo il bagno in comune
Gli interni
Lusso sfrenato dicevamo, e non solo per quanto riguarda la scelta dei materiali (legno di mogano, ciliegio e noce per i mobili, lana seta e velluto per i tessuti) risaltati dal predominante stile Art Decò. Il Treno Blu era dotato di tutti i più moderni sistemi di comfort e comunicazione, tanto che in molti ancora oggi lo considerano il treno non solo più lussuoso, ma anche più tecnicamente avanzato dell’epoca. Aria condizionata, sala cinema, TV, telefoni, radio erano complementi perfetti per i molti ambienti che si susseguivano a bordo, come camere da letto in grado di ospitare fino a 90 persone tra staff ed ospiti, due sale da pranzo di cui una fungeva anche da sala conferenze, una lounge, la cucina ed ovviamente il suo ufficio privato e vari bagni (sì, c’è anche il bidet!!!).
Ciò che colpisce maggiormente è forse l’imponenza sala da pranzo principale, al cui tavolo potevano sedere ben 28 persone; o ancora la saletta più piccola apparecchiata di tutto punto con le stoviglie “brandizzate” e sullo sfondo una parete in legno su cui campeggiano bellissime navi, così come nell’angolo bar in mogano, oltre dei faretti davvero particolari, troviamo la rappresentazione dello zodiaco. Non c’è molto dello stile modernista tanto usato in tutta l’ex Jugoslavia, da cui pare il Maresciallo non fosse particolarmente impressionato, ma le “vibes” anni ’60 rimangono sempre fortissime. Un incredibile salto indietro nella storia camminare per i suoi corridoi.
Ospiti illustri
Il Treno Blu era così lussuoso ed accogliente non solo perché si trattava della “residenza su ruote” di Tito, che così poteva portarsi dietro anche la sua Mercedes con cui andare in giro una volta giunto a destinazione, ma anche perché era stato progettato per accogliere ospiti di grandissima importanza per incontri diplomatici chiave. Non dimentichiamoci che la Jugoslavia di Tito era l’unica a non essersi schierata né con gli USA né con l’Unione Sovietica, e che entrambe le potenze (non solo loro) facevano a gara per accaparrarsi il suo supporto.
La lista di capi di stato e diplomatici sottolinea tale ruolo e vanta oltre 60 nomi, tra i quali spiccano quelli di François Mitterrand, Indira Gandhi, Yasser Arafat, Nicolae Ceaușescu, Leonid Brežnev, Jawaharlal Nehru, Mu’ammar Gheddafi, Haile Selassie e la Regina Elisabetta, per la quale era stato predisposto un restauro speciale. A dire la verità, per certi versi il Treno Blu mi ha ricordato il Royal Yacht Britannia ad Edimburgo, l’ultima nave della famiglia reale britannica che tanto Elizabeth II aveva amato. Per far sì che ciò di cui si discuteva rimanesse il più privato possibile, di fianco alla sua stanza da letto era stato creato un piccolo salotto insonorizzato.
L’ultimo viaggio di Tito
Possiamo davvero dire che Tito abbia usato il Treno Blu fino all’ultimo giorno.
È stato proprio a bordo del veicolo che la sua salma, il 5 maggio 1980, venne trasportata da Lubiana a Belgrado, dove poi sarebbe stata sepolta. I media dell’epoca parlarono di grandi folle assiepate ad ogni stazione in cui il treno si fermava, in attesa di dare l’ultimo saluto al loro presidente. Alla Casa dei Fiori, il mausoleo di Tito e Jovanka, è allestita una mostra con foto e giornali di quei giorni che raccontano dell’impatto che la sua morte ebbe su buona parte della popolazione; la sua era e rimane una figura molto controversa, odiata da alcuni ed ancora oggi idolatrata da altri.
Dalla mostra fotografica allestita alla Casa dei Fiori di Belgrado “Umro je drug Tito”, la bara viene trasportata dal Plavi Voz
Il Plavi Voz oggi
Dopo la dissoluzione della Jugoslavia, il Treno Blu fu dimenticato nei depositi di Topčider per un bel po’ di anni. È veramente triste che l’ultima sua “uscita ufficiale” sia stata quella che portò nel 1989 Slobodan Milošević a Gazimestan per la celebrazione del seicentesimo anniversario della Battaglia della Piana dei Merli (o Battaglia del Kosovo), durante la quale l’allora presidente della Repubblica Socialista di Serbia pronunciò un tristemente noto discorso, sorta di avvisaglia di quello che sarebbe successo negli anni a venire.
Soltanto nel 2004 le Ferrovie Serbe decisero di trasformare alcuni dei vagoni in un museo unico nel suo genere, continuando ad utilizzare le locomotive in buono stato per il trasporto di cose e persone (quelle originali campeggiano all’esterno delle stazioni di Lubiana, Zagabria e Belgrado). Tranne alcuni, i vagoni non si limitano però a rimanere parcheggiati nell’immenso garage in attesa che qualche visitatore si spinga fino alla parte sud della città: è possibile noleggiarne uno o multipli per eventi privati/aziendali con o senza catering al seguito (spoiler: in cucina hanno le ricette originali che venivano servite a Tito) o addirittura partire per un viaggio con destinazione da definire. Il prezzo ovviamente cambia in base a ciò che si vuole fare, se ti servono più informazioni l’azienda che se ne occupa si chiama Želturist.
Visitare il Treno Blu di Tito: dove si trova, orari, costo del biglietto
I vagoni adibiti a museo si trovano nel deposito di Topčider, indirizzo completo Bulevar Patrijarha Pavla 8a nella parte sud di Belgrado.
Si può raggiungere con i mezzi pubblici prendendo il bus 3A e scendendo alla fermata Rasadnik; dal centro, la fermata più vicina è Kula Beograd, tra il Savski Park e il centro commerciale TC Galerija, all’imbocco del modernissimo Waterfront. Se al contrario si viaggia in auto, evita l’errore che abbiamo (ripetutamente) fatto noi e non farti problemi ad attraversare i binari nonostante l’assenza di sbarre (almeno, nel 2021 non c’erano), controllando ovviamente che non stia arrivando nessun treno.
Bulevar Patrijarha Pavla è un vialone a due corsie senza possibilità di invertire marcia per un bel tratto o di accedere al garage a meno che non si provenga da nord; fino ad ottobre 2021 non c’era nessun tipo di indicazione per il Plavi Voz, in più c’erano anche lavori proprio in quel tratto, quindi abbiamo fatto su e giù varie volte non capendo come entrare ed abbiamo finito col parcheggiare piuttosto distante, frustratissimi, preferendo fare un pezzo a piedi quando sì, bastava entrare in quell’abbozzo di strada che attraversa i binari per trovare un piccolo parcheggio riservato a visitatori e staff. Staff che ci ha guardato come fossimo degli scappati di casa. Spero e credo che nel frattempo la situazione sia cambiata.
Si può accedere al Treno Blu soltanto con una guida, per questo bisogna prenotarsi con almeno due giorni di anticipo all’indirizzo email prodaja@srbvoz.rs o telefonando al +381 11 3616 811. Le visite sono possibili esclusivamente nei giorni feriali dalle 8 alle 14 ed il costo di un biglietto individuale è di 300 dinari (circa 2,5€), costo che si dimezza per gruppi di oltre 10 persone. Il biglietto non era, e da quanto leggo non è, venduto però in loco, bisogna andare ad acquistarlo alla stazione Beograd Centar (spoiler: così centrale non è) o a quella di Novi Beograd. Per informazioni aggiornate consiglio di consultare la pagina dedicata sul sito ufficiale delle Ferrovie Serbe, Srbija Voz.
Per il Plavi Voz sì, lo rifarei.
Prima di chiudere devo raccontare anche la seconda (e terza) disavventura, ovvero il “trovare” la stazione centrale. Durante la nostra prima visita a Belgrado nel maggio del 2018, la stazione era vicina al centro, non lontana da Piazza Slavija, quindi senza farci troppe domande siamo andati dritti lì ma… sorpresa!! Non c’era più. La nuova si chiamava anch’essa Centar, quindi ci siamo messi a seguire le indicazioni ignorando che ci aspettavano 40 minuti a piedi. Arrivati alla stazione, nessuno alla biglietteria era a conoscenza di questo biglietto e nessuno parlava inglese. Sono seguite una serie di telefonate impanicate non sappiamo bene a chi, finché una signora ha deciso di scrivere il biglietto a mano; fortuna solo che il serbo non è così distante dal ceco, doppiamente perché una volta arrivati al cospetto del Plavi Voz la nostra guida, Vesna, parlava solo serbo. Niente paura, adesso pare ci sia qualcuno che sa l’inglese, ma anche se così non fosse il bello dell’esperienza è salire a bordo ed ammirare gli incredibili interni.
Insomma, c’è da armarsi di pazienza, o magari non più, anche se ho dei dubbi sul fatto che le cose cambino rapidamente. E diciamocelo, col senno di poi i vari intoppi hanno reso il tutto ancora più indimenticabile. Io l’ho vissuta come una lunga corsa ad ostacoli, con un premio finale ampiamente meritevole della fatica.