Estate 2016, day #3 – la città di Plzeň ed i suoi sotterranei

Plzeň è sempre una sorpresa. Durante la mia prima visita, nel 2007, mi era sembrata grigia e spenta, ma ogni volta che ci torno la trovo diversa e sono puntualmente costretta a ricredermi. C’è da dire che in questi quasi 10 anni la città è radicalmente cambiata: il centro è stato restrutturato e rinnovato, sono sorti molti nuovi parchi ed apportate migliorie di ogni genere anche a favore del turismo, visto che Praga dista appena un centinaio di chilometri ed è collegata ottimamente.

Da questo punto di vista ha sicuramente giovato l’essere stata una delle capitali europee della cultura insieme a Mons nel 2015. Non dobbiamo inoltre dimenticare dell’importanza che Plzeň riveste nell’economia dell’intero paese, poichè qui hanno sede sia la Pilsner Urquell e la Gambinus, che la Škoda (con il settore energia e impianti industriali).

Nel corso degli anni ci siamo per ovvi motivi tornati varie volte; i nostri amici, nativi di Plzeň e di professione ingegnere ed insegnante, ci hanno via via accuratamente mostrato il centro storico, il birrificio ed in questa occasione i sotterranei della città. Sui primi due punti prima o poi scriverò un resoconto, per adesso concentriamoci sulla giornata del 3 agosto 2016!

3 agosto 2015

La mattina ce la prendiamo con calma, visto il rientro a tarda notte. Facciamo un’abbondante colazione in casa e ci prepariamo uscire ed esplorare i sotterranei della città. La visita guidata è a gruppi di massimo 20 persone, ed è disponibile in lingua ceca, tedesca ed inglese (più altre lingue con il supporto di un audioguida, ma tra queste non c’è l’italiano); noi optiamo per quella in ceco delle 13.

L’entrata del museo è sulla Veleslavínova, a 400 metri dalla piazza principale. Partiamo con un po’ di anticipo e parcheggiamo nel nuovissimo (e strettissimo) multipiano lungo la Tyršova, dalla parte opposta della strada ed accanto all’area sportiva dove si trova anche lo stadio del Viktoria Plzeň; una delle torri è ancora in costruzione, nonostante il resto sia stato già completato da un paio di anni ed il campionato sia già in corso. Al fan-shop finalmente compro la sciarpa, e durante il giro intorno all’impianto Pavel ci spiega come soltanto le torri siano di proprietà del club, mentre le tribune e il terreno di gioco appartengono alla città. Mah. La Doosan Aréna sorge sul vecchio stadio, di cui è stato mantenuto appunto soltanto il campo e un pezzo di tribuna che adesso si trova all’esterno, a ricordo di quello che fù.

Si sta facendo tardi e accorriamo verso il museo, la cui entrata è condivisa con il museo della birra. C’è più gente di quanto potessimo immaginare, ed infatti alla cassa ci comunicano che non ci sono più posti disponibili per il tour delle 13 e nemmeno per il successivo, quindi per forza di cose optiamo per quello delle 16. Acquistiamo subito il biglietto al costo di 100Kc a testa (€ 3,70 circa) e riprendiamo mesti mesti la strada verso casa, dove ci aspetta un bel pranzetto.

Usciamo nuovamente verso le 15.30 e stavolta parcheggiamo nei pressi del fiume Radbusa, accanto al parco di  Šafaříkovy sady. Quest’area a ridosso del centro ha subito moltissime migliorie e una forte restaurazione, è molto accogliente e mi riprometto che la prossima volta mangieremo in uno dei localini sulla Mlýnská Strouha.

Arriviamo al museo in perfetto orario e subito ci conducono in una stanza sotterranea, dove ha inizio il nostro tour di circa 50 minuti. Se si vuole, per motivi di sicurezza si può indossare un casco di plastica tipo quelli degli operai nei cantieri, e ci forniscono anche una retina per coprire i capelli e non entrare a diretto contatto con l’elmetto. La nostra guida è una ragazza giovane ma molto preparata, che ci fa scendere ancora più sotto: dei 19km di gallerie percorriamo 800 metri, a circa 10 metri sotto la superficie.

Passo a passo ci viene spiegato dove ci troviamo in relazione alla superficie e a che cosa servivano i vari settori. Lo scopo principale era quello di magazzino per il cibo, alcune parti erano veri e propri congelatori per la conservazione del ghiaccio ed erano stati costruiti più di 300 pozzi per rendere l’acqua più accessibile. Ci sono esposti anche utensili, oggetti d’uso quotidiano e varie pietre di diverse dimensioni usate come munizioni per cannoni e catapulte durante le guerre. Ci viene anche spiegata la storia della città e gli usi e costumi nel corso dei vari secoli, nonchè perchè sullo stemma sia stranamente presente un cammello: pare che durante l’assedio di Plzeň (che, a differenza della maggioranza della nazione, era cattolica) nel corso del XV secolo, gli hussiti portarono l’animale per confondere ed intimidire gli abitanti, che al contrario reagirono catturandolo e facendone un loro simbolo.

Una volta completata la visita, facciamo un salto nella piazza principale, Náměstí Republiky, ad ammirare la bellissima chiesa di San Bartolomeo (che ha il campanile più alto della Repubblica Ceca) e le originalissime e moderne fontane dorate erette qualche anno fa su 3 angoli, in rappresentanza dei simboli presenti sullo stemma: un cammello, un cane e un angelo. Ci vuole una discreta fantasia per individuare questi soggetti, e le forme in forte contrasto con la cattedrale gotica potrebbero far storcere il naso ad alcuni; personalmente non mi sono dispiaciute, anzi trovo il progetto molto interessante.

Piccola curiosità: nelle inferriate esterne intorno alla parte posteriore della cattedrale sono inseriti degli angioletti; uno di questi è stato sfregato così tante volte da aver perso qualsiasi lineamento del volto. Il motivo è presto detto: leggenda narra che il boia della città dovesse sposarsi, ma non gli fu permesso di entrare personalmente in chiesa, dove fu inviato un suo rappresentante; durante la celebrazione, rimase inginocchiato fuori delle mura a pregare. Alla fine della cerimonia, nel rialzarsi si appoggiò con la mano destra all’angioletto. Non si hanno notizie sulla sorte del matrimonio, ma probabilmente fu felice in quanto da quel giorno in poi gli abitanti cominciarono a toccarlo come buon auspicio o per esprimere un desiderio.

Chiudiamo la giornata al ristorante U Salzmannů, sulla strada verso il parcheggio, dove “riscuotiamo”  la birra omaggio compresa nel prezzo del biglietto del museo. Passiamo a prendere le valigie, prima di venire accompagnati a Teplice, la città natale del “mio” Pavel, che dista un paio d’ore. Ho già in mente dove andare alla prossima visita però: allo zoo, anche questo recentemente restaurato; c’ero già stata nel 2007, ma era freddissimo ed ho un ricordo un po’ malinconico, sono sicura che mi sorprenderà come tutto il resto.
Ancora alla scoperta della Repubblica Ceca nel prossimo post, ed in particolare alla regione di Liberec!

QUI l’album con le migliori foto!

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